TOSCA

marzo 16, 2007


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Floria Tosca, la cantante più famosa della Roma papalina fu un’ingenua pedina per far cadere l’autorità governativa? Il dubbio è sollevato dal sagrestano un po’ impiccione, che s’aggira nel quadrilatero della Roma papalina, che tutto sa e tutto osserva, magari facendo spallucce il giorno dopo il suicidio di Tosca, come ogni romano che si rispetti: "…Roma, quella mattina di giugno, era più tranquilla che mai… il Tevere scorreva placido lungo la città eterna e i rintocchi delle campane si rincorrevano sull’Angelus. Da Ponte Milvio alle Mura Angeliche, non c’era un romano che intendesse occuparsi d’altro che delle proprie faccende" ricorda Don Eusebio (il nome del sagrestano è un’attribuzione del fantasioso resoconto "attorno ai fatti" di Giorgio Bosello), cantato e recitato da Diego Bragonzi Bignami nella Tosca di Rossana Siclari, in scena in questi giorni nel delizioso Teatro Flaiano di Roma.

DiegoE’ questo personaggio a legare, con un rapida pennellata (tanto per stare in tema) fatti, passaggi e scorciatoie, rivelando e facendoci "sentire" altro, rispetto al lavoro in prosa di Sardou e al libretto di Illica/Giacosa. Se non bastasse il trovarsi al centro del centro Storico e respirare la fresca aria delle serate romane a farci entrare nella sfera della divina Tosca,  è la sua corsa sui sampietrini prima e quella della carrozza (con il vetturino Filé sul cavallo Panzetto?) che percorre "a tavoletta" il lungotevere, attraversa Ponte Sant’Angelo e raggiunge la fortezza- castello ai primi tocchi della campane che annunciano l’alba in cui un condannato sta per essere giustiziato, a rivelarci il "dietro le quinte" e  con gli stessi occhi  di Tosca e il precipitare degli eventi, il tumulto del cuore e dei sentimenti, la gioia e la paura di quella buia notte romana. Bellissimo spettacolo che in sintesi rivela e si allarga, che cattura e incornicia, che interpreta e traduce, che sulla tradizione rinasce e restituisce: storia, letteratura, musica e canto. E’ l’opera che inizia il cammino della Piccola Lirica, un progetto coraggioso che fa scendere dal piedistallo un genere o troppo amato oppure detestato perché protetto da un’aura di non intelligibilità, di difficile approccio e di impegno organizzativo. A Roma, nel teatro che fu sede del “teatro tascabile” di Ennio Flaiano, ci sono riusciti, allestendo uno spettacolo che ha come location uno dei quadrilateri più maestosi della Roma storica, con una scenografia mobile e concettuale (creata da Paola Caponi, chiamatela “mastro Caponi” poiché ama mescolare manualità e logica, tecnica ed arte) che si articola, si apre e si aggroviglia alle azioni, muta e parlante, piccola e imponente. Per scendere a patti con la tradizione, che nel caso di un made in Italy tanto significativo come la lirica vuol dire anche salvaguardare la qualità del risultato, Carla Fonzi Cruciani ha studiato costumi che assecondano i caratteri, riflettendo però – attraverso i materiali e i colori- il gusto brillante di una nuova generazione. La sintesi e la forte innovazione dell’operazione è espressa dal corpo dell’orchestra che opera una sorta di ricerca di suoni su strumenti midi che se semplificano la “buca”, in realtà ampliano con soli quattro esecutori (Lorenzo Di Toro, Ivan Koska, Stefano Lenci, Maria Silvestrini) il contesto strumentale cercando di raggiungere lo spartito in più parti possibili. Una “ricerca” studiata a lungo e programmata da Elisabetta Del Buono che dirige da “maestro” la sua minuscola ma virtuosissima orchestra.
Non manca neppure la diversità e la curiosità nell’accostamento delle compagnie di canto che si alternano, con diversi costumi rispettosi di ciascuna personalità, sul palcoscenico di quello che da oggi in poi sarà chiamato “Piccolo Lirico”.
Un’occasione, una fortuna, una speranza realizzata, l’ascoltare un Cavaradossi come quello di Alberto Profeta, un tenore generoso, morbido ed elegante, nato per il lirismo dei temi pucciniani così come per il canto spiegato, duttile nel portamento e nel gesto, incorrotto in ogni nota, di grande avvenire. Per Olga Kotlyarova, anche lei al debutto, si è verificato lo stesso magico incontro con il grande compositore toscano che se l’avesse potuta ascoltare l’avrebbe paragonata alla sua prima Tosca, la bravissima Heraclea Darclée, e se l’avesse potuta vedere alla sua Floria preferita, la bellissima Maria Jeritza.
Roberto_lovera_scarpia_okPer descrivere lo Scarpia di Roberto Lovera non basta sottolinearne le “fisique du role” in quanto la stessa interpretazione vocale ne fa un attore, come raramente si incontra nell’opera lirica, denso di sottolineature e di passaggi, crudele e impietoso, ma nello stesso tempo vittima di una passione irrefrenabile e fatale.
Ben piazzati a contrattaccare  nota su nota, l’altro schieramento composto da un Cavaradossi di profonda musicalità:

Rogelio_marin_paola_grandicelli_in_Rogelio Marin , il tenore che vorremmo sempre ascoltare come Mario, dalla chiara dizione e profondo sentimento, doti che derivano dalla certezza delle proprie doti vocali e dallo (raro, sempre stato raro) del significato delle parole. Paola Grandicelli è Tosca, tutta fuoco e viscere, con un canto e una gestualità che asseconda tutti i contrasti del personaggio: la forza come la fragilità, il coraggio come la paura. Il suo “gli piantai una lama nel cor” riassume mirabilmente tutto questo. Voce rara, canto perfetto, intonazione e tempismo da mandare in giuggiole anche una grande formazione musicale e la bacchetta del maestro quella di Costantino Finucci, già così maturo in voce nonostante la giovane età che sicuramente gli procurerà molte opportunità di carriera. Infine, tornando su su a Diego Bragonzi Bignami (un cognome da grande opera davvero) ecco l’artista italiano (che tanto abbiamo desiderato) per ogni parte cantata e recitata, per dare un volto, un carattere, un bonario o mefistofelico punto di forza di qualsiasi operazione che richieda un fine dicitore, sberleffi, musicalità e soprattutto fortissima fisicità. Raggiunge un risultato eccellente in questo senso anche lo Spoletta di Guglielmo Michielin, di eleganza scenica propria e ottima attorialità per quel tanto che occorre ad un personaggio da commedia come Spoletta.

Spoletta_guglielmo_michielin_ok Entrambi loro sono i punti fermi delle due compagnie tra le quali neppure alla fine sapremo veramente dire quale sia la migliore.