VELONE SNATURATE

settembre 17, 2010

Confesso…ho seguito la trasmissione di Antonio Ricci. Lo dico così perché nessuno della mia cerchia ha condiviso la mia passione, rifugiandosi piuttosto nei telefilm d'azione, sangue e morte, oppure a caccia di qualche risveglio di talk show berlusco-finiano. Ho seguito "Velone" perché mi affascinano quelle donne e quegli uomini (a proposito sapete che esistono anche i "veloni"?) che vivono la vita come andrebbe vissuta, sfruttando ogni possibile energia per amare se stessi e gli altri, risparmiandoli dal rovesciamento continuo delle loro frustrazioni. Ho seguito "Velone" alla ricerca di un imput per l'avvenire e per un ripasso di storia sociale e di nostrane memorie. Mi è piaciuto Enzo Iacchetti ed ho rivalutato Nina Senicar. Tutto bene dunque, meno il finale.

Pur perdendo per strada alcuni pezzetti niente male, il raggio di scelta si è stabilizzato su nove concorrenti di mista configurazione, dalla sempliciotta capitata lì per caso alla settantreenne da schianto, passando per la sciantosa d'antan, fino alla bambolina bourlesque…e alla fine ecco la delusione e lo snaturamento delle velone, secondo un'idea che mi ero fatta seguendo l'andamento delle puntate: no ai baracconi, no alle dimesse con tardivi sprazzi di vitalità, si alle donne (madri, nonne, bisnonne) che nell'avanzare degli anni portassero avanti la propria femminilità, gioia di vivere, orgoglio di essere quelle che sono. Ma, all'ultima puntata, non si poteva sbagliare di più: nel parterre dei giudici sedevano almeno 4 "velone" dello spettacolo (più una Lina Wertmuller-capitano, talmente "outsider" che ha potuto dare della nonnetta ad una sua coetanea uscente), tutte ricostruite in  "trentenni in gamba", ma poco distanti dal minimo anagrafico richiesto alle concorrenti. Potevano queste votare la bellissima settantreenne Alice – magnifico prototipo di femmina priva di silicone ma dotata di grazia genetica? Potevano queste far vincere la sciantosa Lilian Petit umoristicamente specchio di un suo teatrico passato? Oppure la briosa ed energetica Lucia (la mia preferita), altrettanto "nature" in tutto il suo essere? Certo che no. Il premio e lo scettro se l'è preso  una signora di 83 anni (quindi a conti fatti gradita alle giudici che così si sono sentire ancora più ragazzine) , piuttosto basita per l'onore inaspettato, che – con sprint conclusivo-  stringendo  a sé il malloppo ha dichiarato, mostrando di aver capito tutto : “i soldi sono come i dolori , bisogna tenerseli”.

DIETE A CONFRONTO

luglio 20, 2010

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C’è chi sostiene una teoria chi quella diametralmente opposta. Spesso con prove scientifiche altre senza, ma con tanto di fatti e testimonianze. Possono essere medici, scienziati, ricercatori, professionisti e non. Il  nuovo programma televisivo che va in onda su Italia 1, mercoledì 28 luglio, alle ore 23,15, con il titolo MATCH, nella sua prima puntata ha come tema le diete, ponendo l’uno contro l’altro il farmacista Alberico Lemme e il dr. Adelchi Silvestri, entrambi con un proprio sistema per dimagrire in modo duraturo o definitivo. Il primo sostiene  una teoria rivoluzionaria sulle cause dell’ingrassamento ed è convinto assertore di un sistema ritenuto anomalo ma adottato da molti vip; si definisce un “genio”, ha creato una propria Accademia di Filosofia Alimentare a Desio e assegna ai suoi “ciccioni” menù generosi a base di spaghetti, mega bistecche e fritti vari.  Il secondo, medico nutrizionista, specialista in scienza dell’alimentazione, responsabile del servizio di Dietologia e Nutrizione dell’Asl di Avellino, assegna ben altro, raccomandando – al contrario del suo antagonista –  moderazione e attività fisica.  Entrambi battagliano fatti alla mano, conoscenze biochimiche e scientifiche. E se Lemme  ridicolizza l’uso delle calorie “L’uomo non è una stufa, non brucia, metabolizza!” dimostrando che i grassi non fanno ingrassare, la frutta e la verdura Sì,  smontando  pezzo per pezzo gli ultimi cento anni di dietologia medica “che a suon di diete ipocaloriche e attività fisica ha popolato la Terra di ciccioni”, il dr Silvestri , che per lavoro si occupa anche di estetica e di malattie curate con il cibo,  difende a spada tratta i canoni della dieta bilanciata appellandosi alla scienza e a un pubblico rumoroso che tifa ora per l’uno ora per l’altro. Arbitra il Match Adriana Fonzi Cruciani, esile dall’alto del suo scanno e sinceramente invidiabile per la sua linea. Chi vincerà questo primo Match?

Cesaroni-1 Ha vinto su tutti la sagra dei Cesaroni. L'ultima puntata ha fatto addirittura l'en plain sul concerto al Colosseo di Bocelli, su Anno zero e via dicendo. La famigliola allargata presente ad ogni vuoto di programmazione e pronta ad ogni tipo di contro-programmazione quando necessario, ha sempre registrato una simpatia incondizionata da parte del pubblico e confesso che più volte, per evitare la solita depressione televisiva e il pieno dei soliti dibattiti e delle solite facce arcinote dai pareri scontati, mi ha fatto piacere concedermi un po' relax. Dicono che prevaleva l'aspetto terrone, il casereccio e la romanità troppo verace, ma l'effetto è arrivato sanatorio per milioni di telespettatori. Ma perché i Cesaroni sono tanto piaciuti? Prima di tutto perchè tutti i componenti della famiglia (ben caratterizzati e definiti), dai nonni ai bambini, vi hanno trovato qualcosa di se stessi ("C'è un Cesaroni in ognuno di noi" ha detto Elena Sofia Ricci) con vicende realistiche tra casa, bottiglieria, officina e scuola,  personalizzate con colpi di scena e risvolti e perché ogni situazione si è evoluta come avremmo voluto. L'esempio più diretto è in un commento letto giorni fa su un forum di Yahoo che chiedeva quale sarebbe stato il finale preferito della serie: “ mentre Eva è all'altare e si sta per sposare gli si rompono le acque e deve correre in ospedale..nel frattempo continua a chiedere di Marco ripetendo che lo ama..marco nel frattempo va in chiesa per cercare Eva ma non trova nessuno..allora gli arriva la notizia e corre all'ospedale per vederla partorire..nasce il bambino..e dalle analisi si scopre che il figlio è di Marco il finale dovrebbe essere questo… lo spero tantissimo!”. E' andata esattamente così. “Anche i Cesaroni guarderebbero ‘I Cesaroni’ riuniti sul divano” ha detto Claudio Amendola. : il segreto è tutto qui.

I  programmi televisivi crollano miseramente come i titoli in borsa. Perfino quelli inventati dalla regina dell’audience Maria De Filippi. Qui, però, nessuno piange se terminano anzitempo trasmissioni come “Il ballo delle debuttanti” (mi dispiace per la brava Rita Dalla Chiesa) e se la D’Urso in coppia con Laurenti (spalla perfetta soltanto di Bonolis) chiude i battenti.  Se un format ha avuto successo come “Amici” (sette stagioni!) perché rifarne un altro quasi simile se il capostipite sta andando male?  Che la Celentano dia della “testa grossa” ad una povera fanciulla che piroetta non basta più. Alle liti costruite a tavolino non crede più nessuno. Neppure la “Corrida” che puntava sulla spontaneità può durare a lungo e credo che mostrare il povero ingenuo del villaggio (per non dire altro) che suona le sue ascelle o imita il solito Renato Zero non fa neppure più sorridere. Questa estate, Del Noce aveva messo in atto un progetto interessante, quello di mostrare alcuni format con conduzioni diverse. Le premesse erano che quello che sarebbe andato meglio avrebbe avuto la prima serata nel palinsesto invernale di Rai 1. Il primo mi era sembrato divertente e forse con possibilità di riempire i sabato sera. La conduttrice era piuttosto brava e la gara tra due famiglie esilarante, soprattutto per la partecipazione dei più piccoli e dei padri. Che fine ha fatto? Mancanza di famiglie da mettere in gioco? Oppure la conduttrice non abbastanza nota? L’unica personalità televisiva che riesce ancora a sorprendere è Simona Ventura che dopo aver provato la carta Flavia Vento (tanto triste) ha sopperito con una entry da sballo, quella di Valeria Marini. Lei è autenticamente naif anche se sembra infinitamente costruita. Il pubblico lo sente, non c’è nulla da fare. Io ci credo che le sembri del tutto normale colloquiare con i cameramen e che voglia indossare il suo rossetto e i suoi gioielli. Credo anche che l’idea sia spontanea e tutta sua e che la conduttrice sapesse che cosa ottenere da lei. Brava Simona Ventura: ha giocato bene le sue azioni.

So che avrei dovuto iscrivermi a Facebook e da lì inviarti una lettera ad immagini oppure un video o un effetto sonoro. Perché questo è il nuovo modo che ti sei inventato per comunicare con i tuoi mille garibaldini, e per indagare sulla nostra varia umanità. Magari chiamarti a quel 800… inventarmi qualcosa di originale per accaparrarmi la maglietta rossa della passione, fingendomi Anita o una moglie tradita che vuole riconquistare il suo uomo, con il probabile risultato di trovarne una fuori taglia, con lo scollo a barchetta (che detesto) e le maniche troppo lunghe. Soprattutto non sono una feticista nè una cacciatrice di autografi. Questo d’altronde è il mio mezzo e di qualcosa dovrò pure riempirlo. E così mi sento appagata. Se questo messaggio ti arriverà – in fondo, alla lunga, arrivano anche le bottiglie consegnate all’oceano – sarai tu ad essere venuto e l’esposizione di quanto penso sarà più pacata, senza rumori di sottofondo ed equivoci troppo spesso palesati. L’ascoltatore, se si palesa, è sempre in una condizione di inferiorità sia che ti elogi o che ti insulti (facendoti sfrigolare dal piacere). Tu possiedi il mezzo e lo usi come sai. Dunque ti scrivo. Da ascoltatrice riflessiva e testimone dei tuoi molti passaggi, del tuo girovagare alla ricerca di una comunicazione che cerca di coinvolgerci nella tua arte dell’assurdo, tinta di grottesco e intessuta di provocazioni. Ecco, mi accendo una sigaretta e cerco di mettere nero su bianco qualcosa che ti riguarda. Che forse neppure tanto ti importa e su cui avresti molto da ribattere. Mi piaceva il tuo uso della radio. Mi piacevano le continue invenzioni con cui ci illudevi che bastasse spingere un bottone per diventare il boia del nostro peggior nemico (la tua invenzione più gloriosa), oppure la chiamata in causa del critico non vedente che non vuole vedere gli scempi della tivù (la provocazione più significativa). Ho compreso il tuo trasferimento in Second Life, l’andata e il ritorno da ogni luogo dell’immaginario che la tecnologia ci mette a disposizione, ma ora fermati e torna a quella radio pura e semplice, è lì la tua genialità, gentile Gianluca. I rutti, le nenie sepolcrali, le donnine allegre lasciale alla tivù. Una tua ascoltatrice.

Nessuno al suo posto

marzo 18, 2008

Ho avuto una crisi ieri sera guardando la tivù: che giorno è , dove sono, quale canale… Maria De Filippi conduceva un’intera edizione di “C’è posta per te” teletrasportata nella irr-realtà del “Grande Fratello”, a “X Factor” si litigava di brutto non si sa contro chi (l’ectoplasma s’è preso anche un sonoro vaffa dall’esperta), come se ci si trovasse da “Amici” e per giunta , dopo una fuga in successione rapida, e un ritorno casuale nel parterre dei mancati talenti canori gestiti dal trio della Ventura, vedo finalmente il volto truccato da portajella del cimiteriale poeta, ospite scaramantico di Gianluca Nicoletti che recita una delle sue lugubri rime. Questa mattina, il conduttore preferito dalla mia radiolina (dalle 8,28 alle 8,58), cavalca la tigre e si rifà alla performance del suo pupillo (che porta il nome del sommo “Petrarca”) e vanta la primogenia dell’uso ed anche il fatto che il menagramo (non si offenderà in quanto ha scelto proprio di interpretare questa parte) è stato riammesso nella trasmissione dopo che era stato rifiutato per la gara, grazie al fatto che Melog aveva più o meno ventilato il pericolo di un’ anatema. Il buon Nicoletti, raccontando tutto ciò, ci dice anche che il Petrarca ha portato assai bene alla sua trasmissione e poi elenca una serie di disgrazie che gli sono capitate, alcune delle quali – come pare si lasci sfuggire volontariamente – anticipate (ma questo non è portar sfiga?). Beh, a “X Factor” ospitarlo non ha portato un granchè, neppure sul piano dei contenuti della trasmissione. Io Mauro Petrarca, il Lorenzo Stecchetti del XXI secolo (ohibò,entrambi abruzzesi! ), vorrei vederlo a “Markette”, intervistato da Chiambretti e commentato dalla “nonnina”.

Amici nemici

febbraio 20, 2008

Per una trasmissione come quella di Maria De Filippi chiamarsi “Amici” è veramente un eufemismo. Amici chi e di chi? Non lo sono i ragazzi per forza di cosa, costretti dalla loro reality life a contendersi quei primati che dovrebbero essere la chiave di s-volta della loro carriera e a fare spettacolo per le telecamere che altrimenti non avrebbero alcuna ragione di riprenderli e tanto meno lo sono i “professori” che li preparano nelle varie discipline dello spettacolo, che poi sono sempre le stesse: danza e canto. Anzi proprio a causa di quest’ultimi, la trasmissione dovrebbe chiamarsi semplicemente “Nemici”. Si spera che i battibecchi a cui assiste (consenziente e benevola, attizzante e finta indifferente l’algida Maria), facciano parte di un copione, altrimenti si assisterebbe veramente ad una lotta tra galli e al più grande controsenso che possa permettere una “scuola” addetta alla preparazione pia ed illusoria degli aspiranti artisti. Ma anche se fosse un’esigenza da copione… Questi signori si odiano gagliardamente dandolo apertamente ad intendere. Mentre Platinette si lecca i baffi e interviene in una scala che va dal soft al furioso, la Celentano scruta i concorrenti, allarga sorrisi di perfidia e spara la sentenza, tirando frecce all’avversario (che non è necessariamente il giovane esibizionista) ma il maestro che l’ha preparato. Con meno sorrisi, la prof del canto, Grazia De Micheli, spara crude sentenze, chiama in causa il povero direttore d’orchestra perché avvalli il suo pollice verso, litiga con l’altro maestro di canto facendogli capire che lui di voci non capisce niente. Nell’ultima puntata a cui ho assistito uno degli insegnanti di ballo, non riconoscendo tra le guest-star invitate dalla De Filippi, l’etoile Gheorghe Jancu , con lui dissenziente, ha pure chiesto “ma questo che ci sta a fare qui?”. Tutti a guardarsi storto, ad affrontarsi malevolmente, insomma a litigare. Infine, il ragazzo che poi è risultato vincitore nella sua categoria grazie al voto popolare e a dispetto dei prof, delle guest star, e della squadra avversaria che lo volevano fuori, ha gridato alla Grazia De Micheli:” Io, quella, la odio!” . Ebbene, finalmente qualcuno ha dato il giusto carattere a questa trasmissione. Altro che “Amici”!

Non vorrei che si pensasse che sono sintonizzata eternamente su Radio 24 e che sono una delle groupie di Gianluca Nicoletti (nel senso che non mi sono mai “iscritta”, non che disdegni la categoria), ma devo riconoscere che soltanto “Melog” è un’inesauribile fonte di idee e di provocazioni. Come quella che il “conductor” ha lanciato questa mattina, con la solita scaltrezza di chi sa come aprire una stura. Vale a dire, ad apertura di rubrica, si è sentita la voce di “uno” in piena funzione jogging (o cos’altro sennò, con quel fiato corto… precipitato sul primo telefono a portata di mano (!?!) per sparare la sua proposta indecente.: “Nicoletti, se ti togli dai c…ti faccio un bonifico di 5 mila euro”. E si capiva che quella cifra avrebbe potuto essere soltanto la base di partenza. Tanto che il bravo Nicoletti l’ha colta al volo ed ha aperto l’asta, niente affatto scandalizzato poiché, alla fine, tutti abbiamo un prezzo. Ma, a parte il diabolico nocchiero delle 8,30, per il quale, in questa pochezza di idee generalizzata, dovrebbe ricevere da noi utenti un surplus perché resti, quale cifra si potrebbe racimolare per togliere una volta per tutte dai c… (non i conduttori storici, non le opinioniste siliconate, per loro basta fare “boom!!!”) i capi e capetti della televisione tutta che si cibano del loro potere , esseri che non potrebbero nemmeno sperare di farsi una squinzietta (o uno squinzietto, c’è pure questo), ma che – grazie alla loro posizione – cornificano la moglie e dettano le regole di tutte quelle che –ahinoi – aspirano ad un primo piano televisivo? Io apro una sottoscrizione perché Gianluca Nicoletti resti a scherzare con tutti noi.

J0407284
Questa mattina ho avuto l’impressione
che esista anche una Third Life, oltre  la First, quella che viviamo
(forse) e  la Second di cui si parla. La
  Third Life è quella che Gianluca Nicoletti
ci sta raccontando su Radio 24: vale a dire le imprese di un suo clone che se
ne va in giro su S L a sedurre le sue groupies spacciandosi per lui medesimo. Tanto
che il diretto interessato sarebbe stato costretto a mettere un cartello sulla
soglia del suo ufficio virtuale con il quale si avvertono le sue
sprovvedutissime fan che colui che le ha condotte sulla spiaggia, al chiaro di
luna, e le ha fatte sdraiare (?) su delle palline rosa(???) non era lui, ma un
impostore. se non siamo già in Third Life (vale a dire in uno degli stratagemmi del giornalista conduttore), il passaggio è assicurato  quando  signore e signorine “violate”  dal finto-Nicoletti, usando la diretta
radiofonica o il solito numero verde, raccontano la loro avventura inventandosi
di tutto. Cose dell’altro mondo, anzi da Third Life, visto che il terzo mondo è
un’altra cosa. Geniale guru! 

Mi fido di te

febbraio 5, 2007

Non mi ha sortito lo stesso effetto della sua critica al "Grande Fratello" l’intervento di Antonella, l’ascoltatrice non vedente che Gianluca Nicoletti  ha chiamato a commentare la trasmissione sui cani di Frizzi. Si, è vero, in alcuni punti "Mi fido di te", un salottino dove i personaggi vanno con i loro cani a raccontarne le gesta per poi prendersi un premietto, è costruito, ma quale programma non lo è? Antonella ha liquidato la faccenda piuttosto freddamente per quanto riguarda queste creature meravigliose che sono i nostri cani e mi aspettavo che Gianluca Nicoletti le facesse chiarire meglio il concetto. Saranno falsi i "vip" e saranno false le loro storie. Il povero cagnolone smarrito e pure malato che fa piangere la bimba ignara del suo destino è un pezzo da telenovela, ma la colpa è della pessima prestazione attoriale della sua padrona: i cani veramente si perdono e la loro assenza fa veramente soffrire chi li ama. Scontato  e deja vu era anche quel parlar da cani con le vocine adeguate: la barboncina con l’erre francese, il cane trasteverino con voce da coatto, ma alla fine, la trasmissione è piaciuta : ai bambini e a quanti hanno una bestiola in casa.Non si può mettere in dubbio lo sguardo d’attesa fiduciosa e incondizionata  di un cane verso il suo padrone, nè quel momento di cedimento di quest’ ultimo – sia pure facente parte del vippaio – verso il suo compagno. Il mio Puck (in alto a sinistra mi ha molto consolato e riceve da me un impegno vero e costante. A volte gli faccio degli scherzi, pretendo qualche reazione umana, ma è lungo ora dirvi il perchè). Mi è sembrato questo un raro momento di sincerità…televisiva. Un piccolo, innocuo, riscatto al pomeriggio inaudito condotto da Paola Perego.