QUESTIONI DI LUSSO

dicembre 16, 2008

“Il sindaco Letizia Moratti? Una grande donna, le manca solo un pizzico di sicurezza. Ma ha fatto bene a non rinunciare alla cena di gala dopo la Prima della Scala…Io sono d’accordo con la Moratti: sono per fare vedere che gli italiani sono bravi e credo sia utile far toccare con mano il lusso italiano, perché oggi il lusso si è trasformato in un brand che noi esportiamo in tutto il mondo. Insomma: è una grande risorsa per l’Italia”. Però lei “Non spreco mai l’acqua e mi insapono con la doccia chiusa. E poi non dimentico mai le lampadine accese inutilmente. Applico uno stile di vita eco-sostenibile da sempre, perché da bambina ero molto povera e siamo stati educati a non sprecare nulla”. Marta Marzotto su Affari Italiani (Facebook)

Proseguono i lanci di bottiglie d’acqua accessibili solo ai veri ricchi. L’ultima e più esclusiva proposta è la Bling Love H2O in serie speciale, messa in listino a mille sterline. Ogni costosa boccia contiene acque di sorgente naturale fantasticamente filtrate, ma ciò che fa schizzare in alto il prezzo è la decorazione con oltre 6500 cristalli Swarovski.

In Inghilterra, un medico chirurgo proprietario di due alani sta ideando, assieme all’architetto Andy Ramus, un vero e proprio bungalow dedicato ai suoi cani. Si tratta della cuccia più costosa al mondo, del valore di 300mila euro circa, e della più grande, dal momento che occupa circa metà della villa di proprietà del medico. I lavori cominceranno la prossima primavera. Per ora, per questo speciale bungalow sono previste due stanze separate, una lounge room in cui i due cani possono ascoltare musica dall’impianto audio da 20mila euro, una TV al plasma da 52 pollici e una "Dogspa" privata. L’ingresso alla supercuccia è controllato da un sistema ottico con lettura della retina mentre le telecamere di sicurezza, collocate in tutta la proprietà dall’area gioco alla zona pasti autopulente, consentono il monitoraggio online da parte dei padroni.

Mentre infuriano le polemiche sulla decisione del comico (Beppe Grillo) di comprare casa a Lugano, sua moglie, la signora Parvin Tadjik ha fondato su Facebook il gruppo "O vivo nel lusso… o vaffa… mi ammazzo". E per non tradire il suo "must" lo stesso giorno lady Grillo è diventata "amica" del gruppo "Shopping, contro stress e depressione".

Sexy macho

giugno 28, 2008

Leggo su La Stampa.it  la faccenda del sexy macho. Beh, dopo anni di ragazze sexy che pubblicizzano di tutto, anche quello che difficilmente si consumerebbe in tanga, il maschio macho di Gabbana o di Kevin Klein è qualcosa di più di un passo verso la parità. All’inizio, neppure si sapeva bene che cosa volessero vendere Dolce e il suo socio sulla barca nelle acque di Capri, ma difficilmente una scena di seduzione , di calore e di raptus erotico è stata resa altrettanto veritiera. Il contesto e il senso dell’azione superava il prodotto. Il flash diventava film, l’immaginazione diventava memoria viva. L’olfatto risentiva di alghe marine, di piacevole sudore e la canzone era di quelle che evocavano i sogni e per qualcuno qualcosa di sfiorato. Altro che le belle ragazze che si occhieggiano malandrine per indicare il potere macho di una bella vettura, altro che lo scambio di identità –uomo/donna-donna/uomo finito in bevuta di un noto liquore, “altro” dal messaggio della stupenda Salma Hayek che rifiutando ogni tentazione segue rapita un bicchiere dello stesso liquore, David Gandy offusca anche la bellezza dei Faraglioni e sinceramente la bellissima ragazza resta in secondo piano (almeno secondo il punto di vista delle donne). Neppure il "superlativo" George Clooney riesce con il suo rapinoso “magnifico!” a trasmettere, sempre per lo stesso liquore, altrettante sensazioni –  e secondo me neppure in mutande riuscirebbe a diventare altrettanto sexy-macho. Questo per almeno tre motivi: il primo è che manca il realismo del contesto, secondo che David Gandy era un perfetto maschio sconosciuto che piombava improvvisamente sul nostro schermo; il terzo è che i committenti creativi gay – se si deve parlare di maschi – sanno che cosa vogliono e lo sanno trasmettere. C’è da dire, però, che il motivo della pubblicità in questo caso aiuta: i modelli che si sfidano in brache devono pubblicizzare le mutande che indossano, guarda caso tornate al bianco modello classico, con tutte le impunture al posto giusto e i volumi in evidenza, altro che le brache chic dei fantasiosi boxer  a cui siamo abituate! Il successo del Gandy ce ne farà vedere delle belle. Il macho-sexy potrebbe anche girare attorno ad un frigorifero e raccontarci come si fa il pre-lavaggio e le sexy girl potrebbero trovarsi senza lavoro (almeno in campo pubblicitario), intanto qualcuno ha già deciso di lasciarle alla tivù, chiamando una  come Luciana Littizzetto a convincerci a comprarci un  nuovo cellulare.

Il Renoir e la padella

settembre 22, 2007

A volte succede. Incredibile ma vero. Non ci posso credere. Che fortuna…Ai mercatini si può trovare, tra qualche tavoletta scarabocchiata un Renoir. Un Renoir autentico e pure delizioso. Abito su Porta Portese, giusto all’angolo, un po’ più giù dello spazietto riservato al bric à brac, ma più di un bozzetto di una disegnatrice russa, regalato ad un robivecchi che se l’è subito rivenduto (a me) non è riuscito di pescare. Perché? Perché?

L’hanno adocchiato e subito acquistato due fidanzati, durante un giretto romantico e romanticamente se lo sono tenuto come souvenir di una giornata piena d’amore e di sole (si presume, perché quando piove al mercatino il fidanzato non ti ci porta). Ha un valore infinito quel quadruccio, più di una parure di brillanti. Chissà se, come si usa nelle migliori famiglie, quando i due giovani si sono lasciati, si sono restituiti i reciproci pegni d’amore, che so: anelli, catenine, orologi, bracciali e portafogli…quello che è certo è che il capolavoro, da lei custodito presso un avvocato ha preso il volo. Una volta un mio convivente ha rivoluto indietro una specie di padella che mi aveva regalato perche -disse- solo con quella riusciva a fare le crepes. "Ma me l’hai regalata!" belai opponendomi al supruso e quello: " Beh, il diritto di averla è mio perchè le crepes le cucinavo io". Punto

Reggicalze addio?

agosto 19, 2007

Reggicalze Insomma, non fai in tempo ad annotare un pericolo di estinzione che ne arriva subito un altro. Questa notizia, letta su Affari Italiani, interesserà molto di più di quello descritto più sotto e mi aspetto qualche commento maschile. Ma per quanto riguarda la questione, più del reale pericolo della sua scomparsa, mi ha colpito che in quanto a moda e costume Londra e Parigi siano in antitesi: gli inglesi sostengono che chi usa ancora il reggicalze è decisamente out, i francesi rispondono che tale oggetto ad alto tasso erotico è più “in” che mai e invitano le ragazze che ne fossero sprovviste a rovistare nel baule della nonna per procurarselo mentre la stilista Chantal Thomas lancia sul mercato una serie proprio carina. A Londra, invece, detta legge la bellissima Kate Moss che, invita, al contrario, a indossare i legging (collant senza il piede). Pare che l’America indichi come icona da copiare la solita Paris Hilton , che anche quest’inverno sfoggerà gambe e piedi nudi in sandali da 15 centimetri. Gli italiani tacciono. Non sono Affari Italiani?

Bagascia a chi?

agosto 15, 2007

Sono due i video in circolazione che inchiodano i protagonisti davanti a responsabilità che certo non aiutano la loro popolarità. C’è quello in cui il bluesman nostrano denominato Zucchero urla al pubblico, e soprattutto a quello femminile, che aveva pagato ben 1000 euro (concerto + cena) per ascoltarlo a Cala di Volpe: “baraccone schifoso”, “bagascia”,puzzate come aringhe"… cortesie ormai fuori moda anche da “Cencio la parolaccia” storico locale romano dove i turisti andavano a prendersi i peggiori insulti, ora accolti al massimo con un “papaveri e papere” se la coppia è piuttosto disuguale d’altezza. L’altro video che ha fatto discutere è quello del campione motociclista, con faccetta da puttino, che si chiama Valentino Rossi. Come qualcun altro di ben più inquietante, quest’ultimo si è fatto il video che ha creato chèz soi in triplice copia facendolo avere oltre che al direttore di Canale 5 (Mimun, oggi in paginone sul Corsera, come se a scusarsi debba essere lui) al tg1 e al tg2 . L’autointervista è risultata un auto gol perché non ha fatto che mostrarcelo piuttosto supponente. Il tono era: vivo a Londra non a Paperopoli e se  lì ci sono altre regole rispetto all’ufficio entrate italiano che se la vedono loro. Oh Valentino vestito di nuovo non è bello rivolgersi così agli italiani che in questi giorni hanno chiesto un prestito per portare la famiglia in vacanza a Scalo San Lorenzo! E tu, Zucchero al fiele (visto che hai detto non di canna) ma che ci vai a fare tra i ricconi  (Olympia,  Montecarlo, Cala di Volpe, Carnagie Hall e negli altri siti esclusivi  di cui è costellata la tua estate) se non sai tener testa ad un gruppo di vip che fanno straricca la tua tournée ? A meno che l’insulto e la strafottenza non diventi di nuovo una moda masochista spero che i tuoi fan si ravvedano.

Donne nella rete

agosto 9, 2007

La rete è il salvagente per molte donne tra i 25 e i 45 anni che vogliono far sesso (il 70 per cento dei navigatori). Lo afferma il prof Tonino Cantelmi (Presidente delle associazioni cattoliche dei psicologi), in un’intervista su Geo riferita dalla Stampa e ne è talmente sicuro da tracciare perfino i profili delle donne che cercano sesso in chat, blog e navigazioni varie…Non è difficile per questa bloggheria andarsi a leggere tale compilation, ma qui urge qualche chiarimento:

1) C’è la donna incorporea (scrive, seduce, provoca, poi sparisce. Che fa, cambia nick, indirizzo e fotografia?).

2) La donna che si concede all’incontro (dopo un po’  cede all’appuntamento. Voleva un fidanzato- dice Cantelmi – ma è delusione. Perché non si è rivolta ad un’agenzia matrimoniale? Lì puoi ordinarli a peso, colore degli occhi, spessore di portafogli e ti mandano anche le foto!)

3) Le cacciatrici spicce (Niente preamboli vanno al sodo. Come, dove, quando …???)

4) Le sperimentatrici (non l’hanno mai fatto, vogliono provare qualcosa di eccitante. Si ma come, dove e quando ???)

5) Le trasgressive (attaccano e gli danno giù di brutto anche di pornografia. Cantelmi le definisce “le più maschili”. Non è che abbia poi una grande opinione dei suoi simili!)

6) Le virtuali (definizione generica anche per le altre 5 tipologie. Ma secondo il prof in più queste si fanno guardare. No, un momento, questo è un mestiere, tanto a minuto)

Insomma, dopo averle descritte così, nella chiusa del ricercatore, le donne in chat sarebbero le solite casalinghe disperate che in rete si liberano di ogni tabù e troverebbero interlocutori più disposti ad ascoltarle dei loro compagni. Ma guarda, guarda… chi l’avrebbe detto di queste femmine assatanate!

Cinquecento volte mitica!

luglio 6, 2007


Ciao Mito. Ti hanno evocata per qualche decennio, facendoti diventare il simbolo di quegli anni che dicono “fantastici”. Attorno a te, o con te al centro, quanti immagini di fotografi storici, spezzoni di film, profumo di ingenuità e di anni di conquistato benessere. Mitica! Eri bianca e ti chiamammo Bianchetta, con il tettuccio aperto, invasa da una brezza che scompigliava i capelli e dava un senso di lusso (come se avessimo avuto una cabriolet) e di libertà. B
abbo guidava ed io che gli sedevo accanto dovevo alzare i piedi sul cruscotto, perché il fondo era sfondato e il tappetino di gomma si spostava sempre di lato. Che gusto quella doppia debraiata che se l’imparavo bene mi avrebbe fatto conquistare insieme a te anche la patente . Ingranavo il count-down del fatidico esame, scorrendo lisci i mesi e i giorni. Poi fosti mia, anche se la mia doppia debraiata continuava a gracchiare accapponando la pelle. Che risate con Lisa, su e giù per il corso, quando ancora ci si poteva andare, e su quella salita, dove pretesi di farle da istruttore imponendole la retromarcia… Una volta travolgemmo una bicicletta in sosta e ce la filammo prima che arrivasse il proprietario. Mitica, evocata ad ogni cambio di macchina, ad ogni ricordo di primo amore. Mitica che hai dormito, coperta dalle tue due o tre coperte di vernice, laggiù in fondo al garage… alzati e cammina che di qua è arrivata la “chic” rossa-amaranto.

Il “blob” nel blog

luglio 3, 2007

Ora che ho qualche giorno più leggero, con qualche minuto per riflettere su quanto mi ha colpito ultimamente, c’è una mia vecchia convinzione che devo rivedere. Fino a poco fa, pensavo che il mondo, cioè gli altri, fossero quelli che io vedevo, nel bene e nel male. Se qualcuno mi diceva bianco, era bianco (almeno per lui). Perché d’altronde dubitare che invece aveva visto nero? Siamo in un’epoca dominata dalla comunicazione e dalla democrazia: ognuno può esprimersi e a volte c’è qualcuno che lo fa pure troppo. Ora, invece, sono nella fase che se una persona ha una faccia, devo prevedere che, in realtà, la sua è un’altra e che se mi sta dicendo; “questo è bello”, “questo è cattivo”, magari sta pensando al contrario. Ma che vita è questa? Vorrei tanto tornare al punto di prima, cioè quando mi sembrava di vedere chiaro e potevo avere la consequenziale facoltà di scelta. E pensare che mi sentivo perfino particolarmente intuitiva… Mi chiederai, ma come ti viene in mente? Come l’hai scoperto? Da internet, naturalmente. Questo fantastico luogo di finestre sul mondo, dove chi s’affaccia pensa di essere protetto dall’anonimato (un anonimato che ti permette anche una personalità non tua) ergendosi a critico, giudice, vittima, eroe e quanto altro, per ribaltare totalmente quanto espresso verbalmente. Se firmi con il tuo nome, non c’è nulla di male: confermi quello che vai dicendo in giro, cerchi uno sfogo, un consenso o un’opinione, ma se usi uno pseudonimo ecco che la faccenda cambia. Perché, inevitabilmente, scateni una serie di reazioni a catena su un pensiero “altro”, distorto dalla tua nuova personalità attraverso il nick-name e i rapporti tra internauti. Insomma, mi chiedo, il blog è un finto diario oppure quello più vero? Nelle agende, nei diari cartacei ora , al massimo trovi appuntato l’orario di un treno, la ricetta di una tisana, l’ indirizzo di una palestra…ma è nel blog che si riversa il “blob”. Se attraverso i blog si vuole colpire qualcuno, lo si può fare tranquillamente. C’è chi lo fa da maleducato, chi in maniera subdola. Puoi pugnalare alle spalle il collega troppo bravo, ad esempio, attraverso una discussione, soltanto apparentemente artistico-professionale. Mi è capitato per un artista che aveva avuto troppa considerazione dal pubblico e dai media, secondo i suoi colleghi, che dandosi dei nomi di fantasia, sono andati giù di spada. Quando poi,  in buonafede, ti metti a smantellare pacatamente teorie che non corrispondono alla realtà dei fatti, ecco che il blogger diventa urlante, tutto maiuscolato, e liberamente insolente. Dal lato artistico si passa a quello umano, fino alla misura delle scarpe. Basquiat_4 Ora il mio gioco preferito (ma state tranquilli sono dei gemelli e mi stancherò presto) è quello di cercare di capire chi delle persone che mi sono più vicine (parlo professionalmente) partecipa a questa sorta di seduta spiritica che sono certi forum (dedicati). Scopro (con cognizioni di causa) che tizio e caio dicono cose diverse da quelle che direbbero in faccia al soggetto preso di mira. In cosa consiste il gioco? A portarli allo scoperto… Come faccio? Beh, questo è un segreto. Solo che ora non è più come prima.

Vatti a fidare…

luglio 2, 2007

I
blog abbondano di sfoghi di giovani delusi dal mondo del lavoro. Il lavoro non
si trova, il lavoro è malpagato, gli adulti e gli anziani non cedono il passo.
Sono talmente diffuse ormai queste lamentele che si è posto il problema dei
giovani che non trovano lavoro e che, frustrati in ogni loro ambizione, sono
costretti a rinunciare anche a quelle che sono i programmi più naturali della
vita, come il progetto di un matrimonio e dell’indipendenza.

E’
un problema di cui si parla molto e quindi risulta più vero di quello più vero,
che riguarda gli adulti senza lavoro, o con il lavoro ridotto di cui non si
parla più di tanto, anche perché questi, per un fatto di dignità, se ne stanno
zitti.

Posso
dire la mia? Siamo proprio sicuri che i giovani vogliono lavorare? Ultimamente
ho conosciuto da vicino l’autore di uno di questi blog con tutti suoi contenuti
, semplicemente perché il soggetto, da noi introdotto nel nostro staff di
lavoro, con tutto ciò che occorre per farlo felice: considerazione, stipendio e
sgravi di responsabilità, ha lasciato aperte sul computer dell’ufficio le
pagine del suo diario (per distrazione, naturalmente). Ebbene, ne risultava che
la persona in questione odiava profondamente i suoi datori di lavoro (la sottoscritta che l’aveva introdotta in primis),
coprendoli di disprezzo ed epiteti non proprio simpatici. Con candore, il
fortunato collaboratore (era una donna, che delusione!) confessava ai suoi
numerosi interlocutori via-internet che passava tutto il tempo a far finta di
lavorare e che sperava vivamente che nessuno dei suoi “capi” si facesse vivo,
in modo da poter “postare” i suoi sfoghi, le sue poesie e le corna al
fidanzato. I commenti erano dello stesso tono, commiserevoli e partecipanti, qua
e là costellati di glitter e file musicali. Stiamo parlando di una trentenne
che, a suo stesso dire, fino a quel momento aveva fatto fatica a non cadere
nella rete tesa alle stagiste (lavora e impara) e che da noi aveva  uno stipendio più che dignitoso. Potrebbe
essere stato un caso di disturbo mentale, e pazienza. Ma non è così. Un altro –
questa volta un ragazzo straniero – ha detto che il lavoro comprometteva la sua
vita sociale. E un’altra che sembrava avesse trovato il Parnaso, di punto in
bianco ci ha detto che non sapeva che cosa voleva fare da grande, e che non
aveva voglia di venire a lavorare. Ah, dimenticavo: non siamo raccoglitrici di
olive e neppure una filanda. Abbiamo un delizioso teatro nel centro storico di
Roma e ci divertiamo un sacco.

Coprire o scoprire?

ottobre 24, 2006

Secondo un reportage investigativo realizzato dalla BBC Joseph Ratzinger prima
di diventare Papa avrebbe condotto una sistematica campagna per coprire
abusi sessuali su minori commessi da preti cattolici
. Sex Crimes and The Vatican (Crimini sessuali e il Vaticano)
è il titolo di un documentario shock che è stato trasmesso per la prima
volta in Gran Bretagna a fine settembre e che in questo fine settimana
viene proposto anche sul canale satellitare BBC World, nello spazio di
reportage dal mondo denominato “The World Uncovered”.
La supposizione non è nuova, ma vedremo se anche da noi sarà oggetto di approfondimenti televisivi. La mia opinione è che occorre una risposta.