Nessuno al suo posto

marzo 18, 2008

Ho avuto una crisi ieri sera guardando la tivù: che giorno è , dove sono, quale canale… Maria De Filippi conduceva un’intera edizione di “C’è posta per te” teletrasportata nella irr-realtà del “Grande Fratello”, a “X Factor” si litigava di brutto non si sa contro chi (l’ectoplasma s’è preso anche un sonoro vaffa dall’esperta), come se ci si trovasse da “Amici” e per giunta , dopo una fuga in successione rapida, e un ritorno casuale nel parterre dei mancati talenti canori gestiti dal trio della Ventura, vedo finalmente il volto truccato da portajella del cimiteriale poeta, ospite scaramantico di Gianluca Nicoletti che recita una delle sue lugubri rime. Questa mattina, il conduttore preferito dalla mia radiolina (dalle 8,28 alle 8,58), cavalca la tigre e si rifà alla performance del suo pupillo (che porta il nome del sommo “Petrarca”) e vanta la primogenia dell’uso ed anche il fatto che il menagramo (non si offenderà in quanto ha scelto proprio di interpretare questa parte) è stato riammesso nella trasmissione dopo che era stato rifiutato per la gara, grazie al fatto che Melog aveva più o meno ventilato il pericolo di un’ anatema. Il buon Nicoletti, raccontando tutto ciò, ci dice anche che il Petrarca ha portato assai bene alla sua trasmissione e poi elenca una serie di disgrazie che gli sono capitate, alcune delle quali – come pare si lasci sfuggire volontariamente – anticipate (ma questo non è portar sfiga?). Beh, a “X Factor” ospitarlo non ha portato un granchè, neppure sul piano dei contenuti della trasmissione. Io Mauro Petrarca, il Lorenzo Stecchetti del XXI secolo (ohibò,entrambi abruzzesi! ), vorrei vederlo a “Markette”, intervistato da Chiambretti e commentato dalla “nonnina”.

Te lo dico con una sms

marzo 15, 2008

Che cosa fareste se per e-mail vi arrivasse il numero di donne (oppure di uomini) con cui avete fatto l’amore e con cui lo farete in futuro? Oppure – ancora di più – sempre per posta elettronica oppure sparata da una sms, preceduta da una suoneria di campane a morte, vi arrivasse anche la data della vostra dipartita? Lo spunto è questo, davvero curioso per il film di Daniel Waters Sex and Deat 101, da noi tradotto “Tutti numeri del sesso”, forse  perché Thànatos a noi piace meno di Eros. L’ipotesi di un messaggio di questo tipo è inquietante ma suggestivo, il film un po’ meno.

Mi hanno sempre affascinato gli artisti che non frequentano salotti, librerie, presentazioni, luoghi di esposizione varia e che, pur ottenendo uno strepitoso successo, fanno parlare di loro soltanto le loro opere. Tra questi miti la più enigmatica è la scrittrice americana Jane Martin. Numerose commedie al suo attivo, due volte vincitrice dell’American Theatre Critics Association New Play Award (premi che non ha ritirato personalmente) e vicinissima al Pulitzer, Jane Martin non è mai apparsa in pubblico, non ha rilasciato neppure un’intervista e non ha mai firmato un autografo. Di lei non esiste neppure un ritratto. Tanto che gli americani hanno coniato per lei la definizione “America’s best known unknown playwright” Ebbene, le sue opere hanno reso celebre Jori, il direttore artistico dell’Actors’ Theatre of Louisville che ha prodotto numerosi suoi lavori e che è stato sempre sospettato di essere lui il “Jane Martin” che nel 1994 vinse la prestigiosa nomination e il premio della critica per “Keely and Du”, una commedia forte sull’aborto e l’amicizia nata dopo tra due donne diverse (una giovane che vuole abortire e un’attivista per la vita che la sequestra per impedirle “di fare male a se stessa e al bambino”). Se effettivamente le commedie, e i monologhi firmati da Jane Martin sono frutto dell’ingegno dell’impresario, la faccenda diventa ancora più interessante: “Keely and Du”, scritta nel 1993, è lo specchio in cui si riflette una situazione più che mai attuale, pensando alla veemenza, al libero arbitrio e all’accanimento che questo argomento sta subendo in questi giorni anche da noi, confondendo i confini tra la laicità e la religione, la libertà e la costrizione. Insomma, questo Jori, che fino al 2002 (guarda caso l’ultima opera della Martin è del 2001) ha prodotto spettacoli teatrali e fondato festival, in quanto a sensibilità tiene testa a  Giuliano Ferrara. Su questa pagina segnalo agli amici di Torino l’iniziativa di ACTI Teatri Indipendenti che, insieme alla Fondazione del Teatro Stabile di Torino, presenta per la per la prima volta in Italia, questa  dura e toccante pièce della sconosciuta più famosa d’America. Protagonista la bravissima Barbara Valmorin con Aram Kian, Federica Bern e Beppe Rosso anche regista. Un caso? Anche lui (come Jori) da sempre impegnato in tematiche profonde della nostra società.  Dal 25 marzo al Teatro Gobetti.

Per Ophelia

marzo 13, 2008

Ophelia avrà nuovi lineamenti. E’ un desiderio espresso soltanto  dalla sua mamma  perchè nel frattempo Ophelia, che ha appena due anni, del suo aspetto non ha ancora preso coscienza. Non ha neanche preso coscienza del fatto di essere una bimba down, ma sua madre Chelsea, una donna evoluta, pratica e consapevole, ha dichiarato che cercherà di aiutarla, al momento opportuno, a rifarsi una faccia, grazie anche al fatto che il papà fa di mestiere il chirurgo plastico. Non capisco perché,in questa epoca storica di rifacimenti di sederi, labbra, pance, cosce , seni, orecchie e zigomi, (anche da parte di chi da Madre Natura ha avuto il privilegio della normalità se non addirittura della bellezza), ci si scandalizzi tanto  attraverso dichiarazioni e dibattiti. “Bisogna accettarsi come si è”, “Basta con questa società dell’apparire, sono altri i valori che contano…”, mentre il «Daily Mail», che ha lanciato (furbescamente) la notizia , chiede ai propri lettori se l’oggetto della questione è la felicità dei bambini o il desiderio dei genitori di avere dei figli più normali. Il dibattito è aperto sui blog e sulle principali testate  . Ophelia sono con te: rifatti il faccino e goditi la vita!

Dichiarazione di voto

marzo 12, 2008

per un sindaco speciale: ti voto se:

Darai un aspetto pulito alla mia città: ma proprio pulito in ogni angolo ( e non solo negli spazi riservati ai divi hollywoodiani)

Mi assicurerai una tranquilla passeggiata con il cane attorno al mio caseggiato alle 11 di sera (io sono una di quelle che raccoglie pure la cacca).

Se l’addetto dell’Atac saprà consolarmi gentilmente dello sputo di una zingara sorpresa con le mani nel sacco dal mio sguardo (e una diffusa, generale gentilezza aliterà in ogni pubblico ufficio, al di qua e al di là di ogni sportello)

Se l’impresa delle pulizie verserà almeno un terzo di quello che prende da noi alla signora che ci ha assegnato e che  è costretta a farsi cinque caseggiati per pagare gli sfizi alla figlia.

Se ci lascerai qualche francobollo di parcheggio gratuito qua e là liberandoti dagli appalti e dai falsi permessi.

Se potrò pubblicizzare, pur pagando, la mia attività in appositi spazi o nelle bacheche comunali dopo che le avrai usate per la tua immagine rassicurante.

Se calmierai i prezzi di ogni cosa che non abbia diritto al cartellino pesante e punirai gli abusi e le truffe almeno ai danni degli anziani.

Se le prossime opere pubbliche rientreranno nei canoni artistici della mia città, magari spendendo meno e affidandone l’ideazione ad un architetto italiano.

Se aprirai un luogo, che so…un auditorium… per tutti i suonatori e cantanti che fanno su e giù sulla linea dell’8 (mi chiedo, ma che sperano dai viaggiatori dell’8?)

Se i poveracci smetteranno di rubarci la bicicletta…no, aspetta Gianna, stai andando fuori…questo non l’otterrai neppure in Second Life!

Geni si nasce

marzo 10, 2008

Nello spettacolo e nell’arte il tempo è benevolo con i mediocri. Basta dire – in questa epoca così povera di talenti manifesti – che si è stati a fianco di qualcuno che nella vita ha realizzato qualcosa, e uno sbocco sicuro si trova, specie se si ha un bel po’ di faccia tosta e si trova il pollo da spennare. E’ una regola che favorisce quei personaggi che una volta erano nelle retrovie, i portaborse di qualche illustre maestro: scomparsi i maestri loro cominciano a brillare di luce propria, ancora illuminati dal raggio dell’intelligenza altrui. Bastano pochi anni, del maestro resta un vago ricordo, ma chi ha saputo approfittare dell’eco sempre più flebile di tanta fama, si veste dell’altrui talento, lo fa proprio, arricchisce senza ritegno il proprio curriculum senza tema di essere smentito. Si crea una professionalità artistica a sbafo. Il bello è che qualcuno ci casca, privato sempre più  di confronti e riscontri si fa ingannare e annovera il tipo tra i nuovi dei. Il quale altro non fa che vivere come parassita sull’assenza di coloro a cui ha appena sfiorato la giacca o tutt’al più alleggerito certe serate con favori minimi e minime miserie. Il loro curriculum è il documento che sancisce l’imbroglio ai danni dei veri maestri che non possono mai più reagire e affermare che il furbetto emergente, acculturato con piccoli furti di pagine e imitazioni che non ingannerebbero mai i veri testimoni, non era altro che il loro giullare. Se poi, il furbetto incontra il bisognoso di "chiara fama", il parvenue che s’attacca alla zattera della cultura, solitamente fornito di un bel portafogli che deve scaricare certi pesi, ecco che , attraverso la supponenza del potere e l’arroganza dei soldi, si creano cattedrali di cartapesta. Ma, attenzione, alla fine i nodi vengono a galla. Geni si nasce.