Il Critico desaparacido

novembre 13, 2010

Applausi

Dieci righe scarse, di fondo pagina, per una bella  mostra sui grandi stilisti (da Valentino a Versace,da Capucci a Marras) che hanno creato costumi per l'opera lirica su "Sette"; dieci righe di Franco Quadri, uno dei critici teatrali italiani più autorevoli per uno spettacolo teatrale di punta su "La Repubblica", dieci righe di Angelo Foletto, critico, studioso e presidente dell'Associazione dei critici musicali, per uno spettacolo operistico prodotto da un grande ente lirico sullo stesso giornale, una colonnina per segnalare l'indice d'ascolto di un programma televisivo , una segnalazione con pallino per indicare che un film non è da vedere (potenza di quel silente pallino!) su altri quotidiani. Si salva di tanto in tanto il recensore più temuto della nostra televisione sul Corsera che, tuttavia non sempre ha spazio di estendere i suoi perchè e i suoi percome. E si salvano i giornalisti che hanno la possibilità di gestire un blog. Come si salvano le presentazioni (che non sono mai dei critici) , sempre che a debuttare sulla scena siano Valeria Marini, Michelle Huntziker oppure Manuela Arcuri. E così via. Il grande cantante lirico deve mettere in tasca tutt'al più un aggettivo, senza che nessuno vada oltre. I registi non si sentono compresi e restano confusi sul da farsi futuro.

Ma dove sono finiti i critici che si occupano di spettacolo? Relegati nelle loro rubrichine, a volte solo settimanali, sembrano essere schiacciati all'interno di un grottino senza aria e senza spazio.  Di altri critici non si ha più notizia,  perchè molte testate hanno addirittura eliminato la pagina-spettacoli. Da addetta ai lavori di lungo corso, ricordo le ampie e documentate recensioni di Roberto De Monticelli, Renzo Tian, Tommaso Chiaretti, Guido Davico Bonino, le bellissime storie di genialità musicali e registiche di Erasmo Valente… studiosi, esperti e generosi che non risparmiavano vita e intelletto anche nelle famose cantine teatrali per scoprire nuovi talenti. Fino a risalire alle letture del gustoso Ennio Flaiano e ancora più indietro nel tempo del sublime Renato Simoni di cui ho divorato i volumi "trent'anni di cronaca drammatica". Che goduria rileggere quelle analisi, profonde e di ampio respiro che  fotografavano con un linguaggio comprensibile a tutti, da spettacolo a spettacolo, il percorso umano e artistico delle compagnie di Ruggero Ruggeri, Anton Giulio Bragaglia… e insieme le virtù e i vizi (artistici) di autori, registi e interpreti come Maria Melato, Emma Grammatica, Gilberto Govi, Sergio Tofano, Dina Galli… fino a descrivere la più colorita onda emotiva del pubblico. Storia e storie di un teatro desaparecido, almeno dalla carta stampata. Si dice che alcuni critici – spesso – hanno presentato sintomi di cripticità e che hanno esercitato l'esercizio per se stessi e per i loro colleghi, che più che una critica il loro è uno sfoggio di cultura incomprensibile al volgo. Si dice anche che qualche direttore preferisca un articolo di sport (vende più copie) e che una frase lapidaria può ugualmente far arrivare consenso e dissenso, ma veramente può bastare un "si" o un "no" oppure un pallino per descrivere il percorso di chi opera nell'arte?

Fateli uscire i critici sopravvissuti dal loro grottino, fateli comporre en plain air, dando loro lo spazio per respirare! Inviate gli osservatori senza guinzaglio e la mannaia del "tot " battute e fateci leggere dell'evoluzione e dello stato dell'arte. Assecondare il trito e ritrito (i soliti noti che calcano le scene con le solite cose) non significa informare (quindi educare). Libertà di pensiero e di critica ragionata vuol dire anche possibilità di crescita. Ai direttori e ai lettori: se pensate che le recensioni possano annoiarvi, provate ad esplorare il mondo internettiano (forum compresi)!