Revolver2C’è una grande differenza tra pubblico americano e critica americana. Il primo è gioviale, bendisposto, entusiasta dell’arte e del talento canoro italiano, sia che si esprima con accompagnamento di chitarra accanto al loro tavolo da "Cencio la parolaccia" (nota trattoria romana dove si ridicolizzono i clienti ) che su un palco d’opera, quando c’è in scena il melodramma italiano tanto amato dal Met e dai 50 stati americani (prima o poi farò il conto di quante opere italiane vengono rappresentate da quelle parti). Così entusiasti, quelli del pubblico americano,  che appena un cantante italiano gli canta una romanza a pieni polmoni e la mano sul cuore, ne fanno subito un loro beniamino. Diversa è la critica. Soprattutto quando si tratta di opera lirica. Italiana e fatta in casa. l’Italia, qualsiasi prodotto produca è sempre uno spunto imprescindibile per tornare al tema degli  spaghetti e del governo italiano. Faccio un esempio. Un grande e notissimo columnist del mitico N. Y. T. scendendo a Roma per rendersi conto di uno strano fenomeno musicale che ribalta le regole della rappresentazione lirica, rendendola più agile e fruibile in tutti i sensi, al cui fenomeno ha dedicato un’intera pagina con tanto di foto artistiche,  spinto anche dalla "necessità" di capire che cosa si sta facendo per "salvare" questo genere di spettacolo,  ha usato questo metodo: per parlare della brevità della rappresentazione in oggetto ha scritto che essa era più breve della tenuta "del governo italiano" mentre in genere  le opere liriche hanno  la durata di "Pinocchio" o del "Padrino" (vale a dire sono interminabili, ebbene è per questo che esiste  la piccolaoperalirica!) . Per raccontare i punti salienti della trama, dice: Scarpia viene ucciso, Cavaradossi pure e Tosca si suicida e così  c’è il tempo per consumare un bel piatto di linguine alle vongole (finalmente un diversivo agli spaghetti!). E  non si è risparmiato altri suggestivi commenti. Ad esempio, dopo aver intinto la penna in un’altra  "Tosca", quella di Lucio Dalla (la cui descrizione è del genere "famolo strano"), non risparmiandosi coccole e pizzicotti alla nostra Tosca piccoletta e qualche slalom gigante che non ci ha fatto capire se è meglio l’innovazione o la tradizione, la lungaggine o la giusta misura, se preferisce gli spaghetti alle linguine, se è meglio salvarla la lirica o lasciarla agli americani e se è contento della lunga durata del suo governo, ha concluso  che L’"Italian opera is like Rome, which is always said to be over the hill but remains indispensable". Beh, in fondo, "indispensable" lo è anche per loro. Copiooooni!

Genesi

novembre 13, 2007

Mi sono permessa di rubare questo commento di Anna Rosa Balducci al bellissimo blog di Antonio Montanari Nozzoli. Anche se potrebbe sembrare auto promozionale, visto che Antonio mi ha citato, non posso fare a meno di espanderlo – nella speranza che questo commento colpisca anche i miei amici, come ha colpito me – Scrive Anna Rosa con la capacità di rendere visiva e perfino poetica la circostanza descritta:

“Lunedi’ avevo cinque ore, divise tra alcune classi prime e seconde di un istituto tecnico.
Alla quarta e alla quinta ora la follia dei ragazzi aveva toccato l’esaltazione.I fatti di domenica erano presenti, vicini, si toccavano .Le femmine facevano peggio dei maschi, nel loro essere capaci di mimesi selvaggia,appena ce n’è occasione.
Avevano gli occhi lucidi, due o tre si erano messi le sciarpe al collo, come fanno gli ‘ultras’ allo stadio, per non farsi riconoscere,uno si è fatto male ad una mano,ma non voleva farsi medicare,la loro non è mai delinquenza , perche’ sono animati da quel tanto di moralismo familiare che ‘frena’, ma si agitano come animali, in branco,e appena una parola li sollecita perdono testa, nessi nervosi, pensieri.
Si deve essere sempre presenti, altrimenti, in ogni attimo, puo’ accadere il peggio.
A volte capita che si mettano buoni e si intristiscano, sono attimi lunghi, talvolta sanno anche leggere, ascoltare,sono attimi preziosi. La realtà è questo loro sangue malato, non governato da altro che da un loro interno richiamo.
Io lunedi’,alla quinta ora, ho tentato un po’-e pensare che mi vogliono bene, per carità-poi ho preso la mia sedia, la mia cartella, i libri ,il giornale, l’astuccio, e me ne sono andata nel corridoio.
Dopo tanti pensieri, teorie, parole, quello che conta ormai è salvarsi con dignità la pelle".

Figli di un dio minore

novembre 12, 2007

Basquiat_4Per Meredith e tutti gli altri (assassini e assassinati). Commentare gli  omicidi, le disgrazie e i  fatti di  cronaca nera, oggi, ci mette tutti nel calderone dei qualunquisti a mescolare la minestra riscaldata. Detto e ridetto, tutto e di più. Il flusso dei delitti negati, perfino dalle più sofisticate prove scientifiche, sembra non voglia interrompersi . Soprattutto perchè la maggior parte di questi misfatti riguardano i venti-trentenni. Che siano la droga, le messe nere, il calcio e l’incomunicabilità famigliare a provocare una catena ininterrotta di disgrazie non mi convince. "Egli era tanto un  bravo ragazzo",  seguito da aggettivi rassicuranti, mi irrita tremendamente e nello stesso tempo mi fa riflettere. Questa è una generazione generata da un dio minore che ha usato  ingredienti avariati. Loro, i giovani delittuosi, non ne hanno colpa. Il diavolo in persona, ha approfittato di un momento di distrazione del Grande Costruttore  per spandere  nei cieli degli anni settanta/ottanta, i suoi gas mefistofelici.Qualcuno ne è stato colpito.  Non ditemi che sono prove inviateci da lassù per provare la nostra tempra di madri e di padri o peggio per scontare i nostri peccati. Per il Grande Distratto è un incidente di percorso e spero che trovi al più presto un rimedio.

Carmelo Bene? Proibito!

novembre 10, 2007

BeneRicordare Carmelo Bene è un’impresa. Quello che è stato uno degli autori e interpreti teatrali più importanti (sia pure controversi) da 50 anni a questa parte non si può celebrare perché la sua memoria rappresenta una sorta di ricchezza che va sfruttata a beneficio dei suoi eredi. Quello che più fa riflettere è il fatto che –quasi sempre- questo tipo di eredità (di testi, immagine e quanto altro) è evocata, pretesa e "gestionalmente" sentita da mogli dell’ultimo periodo. Basta aver detto un “si” più o meno ufficiale ed aver ricoperto il ruolo di “moglie” da un minuto a un mese o poco più, perché l’eredità (spesso soltanto intellettuale) di uno scrittore o di un personaggio noto, scatti il diritto di bloccare, ostacolare e impedire qualsiasi cosa si pensi di fare per onorare il personaggio in causa. Senza pensare che – alla fine – ostacolando, ostacolando, la memoria si sbiadisce e i frutti di intelligenze irripetibili diventano mero mercato, pezzi rari poco godibili dai più. Senza contare che, spesso, i memorial così condizionati o non si realizzano mai oppure diventano, in mani inesperte, prodotti mal riusciti che certo non giovano alla dignità del personaggio. Riflessione, questa, consequenziale alla cancellazione della serata – omaggio per Carmelo Bene, che prevedeva anche la messa in scena del testo “Ritratto di signora”, in programma al Teatro Brancaccio di Roma , ora gestito da Maurizio Costanzo, che certo non è uno sprovveduto. I motivi non sono chiari perché il direttore artistico, cancellando l’impegno, ha detto diplomaticamente di averlo fatto perché mancavano due importanti testimonianze. Ma come riportato dal "Velino" la responsabilità sembrerebbe piuttosto di Raffaella Baracchi che si oppone alla messa in scena del testo (ma era poi una vera e propria messa in scena?) per una questione di diritti. Il copione – dice la signora Bene – "è depositato alla Siae con una precisa clausola: non può essere rappresentato senza la mia autorizzazione. Invece nessuno mi ha contattato” e – annuncia – la prossima fondazione di un istituto culturale cui sarà affidata “la gestione dell’immagine e delle opere di Carmelo Bene. D’ora in poi chi vorrà accostarsi al patrimonio, dovrà fare i conti con questo istituto”. Contestata anche la partecipazione di Eva Henger (che già aveva partecipato a uno spettacolo di Carmelo Bene) “una non attrice…per non dire altro”. Ma non stiamo parlando di Carmelo Bene? Io credo che neanche lui, che pure non era un artista facile, sarebbe arrivato a tanto.

Ingrata webcam girl!

novembre 8, 2007

Girl
Una tale
Helen (ma il nome conta poco) si è scelta un mestiere fulltime a domicilio
(suo) e buon per lei alza un mucchio di quattrini (Gianluca Nicoletti informa e lancia un forum ad hoc)).
Il mestiere della ragazza, fidanzato consenziente
e partecipante, è quello di intrattenere su richiesta clienti in video chat,
assecondando – a pagamento – le richieste dei maschi in calore. “Bontà vostra”
direbbe la Tosca al famigerato Scarpia, reo di averle chiesto qualche bacetto
in cambio della liberazione del pittore Cavaradossi.  Ma “bontà sua”, la bella Helen, che è un’affarista
nata, non si accontenta di guadagnare con il suo “beep corner”, ne fa anche un
caso letterario facendosi pubblicare da Mursia con il titolo “Diario di una webcam
girl”, pubblicizzato giustamente su “Libreria Universitaria. it” e a "Porta a Porta" nell’ottobre scorso (la brava pubblicitaria di se stessa pubblica un ampio stralcio del suo intervento su myspace). Fin qui,
non ce ne può “importà de meno” –  di questi
tempi bisogna pure barcamenarsi in qualche modo –  e il prezioso prodotto poetico, infarcito
dalla storia dolorosa di un padre che abbandona il tetto coniugale, di una
madre inaffettiva che dispensa schiaffi su tutte e due le guance (magari troppo
pochi) – può anche restare nel suo scaffale oppure andare a ruba.

Ciò
che mi sorprende, consequenzialmente alla maliziosa nota di Melog,  è il fatto che la ragazza, sceltasi una via di riscatto
piuttosto discutibile (ma non più singolare), decide di arricchire il suo libro
(€15) di consigli alle mogli e alle compagne (di operai, avvocati, manager, calciatori,
burocrati  etc. etc.) che attendono fino
a tardi il rientro dei mariti dal lavoro,  a loro dire impegnati “con certe
pratiche” (che possiamo supporre) oppure sorpresi nello studio di casa a patta aperta.
Bella gratitudine signorina Helen! Lo sa che il cliente è sacro?   

Tra Biagi e Luttazzi

novembre 6, 2007

E’ il solito Melog a farmi riflettere. Daniele Luttazzi ricorda Enzo Biagi che, in una delle puntate post “editto bulgaro”, l’aveva chiamato in trasmissione ed io sono qui a chiedermi delle differenze o delle similitudini tra Daniele Luttazzi e il giornalista appena scomparso.

Il tono della voce, ad esempio. Ugualmente educata. Il primo porge voce gentile a parole forti, Enzo Biagi usava educazione e memoria per fustigare questo tempo pacatamente, come un genitore un po’ stanco. Il primo è diretto, partendo all’attacco di tutto ciò che in questo periodo in cui è stato assente, ha avvelenato la politica., rischiando di ripeterci cose già ampiamente battagliate da altri. Il secondo ricorreva ai ricordi, che di conseguenza diventavano buoni e sapevano di pane appena sfornato, al confronto delle edulcorazioni odierne. Più ricordava e più ci sentivamo degli infami, noi – grandi o piccoli – che viviamo la nostra epoca.  Daniele Luttazzi, racchiude citazioni colte, anzi coltissime, in contenitori predisposti a contenere il peggio, che chiama Decameron (l’altro non a caso si chiamava Satyricon) “Politica, Sesso, Religione e Morte”: «Pensate – ha esordito Luttazzi – è già passato un minuto e siamo ancora in onda… la colpa del mio allontanamento è del mio agente Bin Laden” e da folletto impunito giù con Prodi, Mastella, Berlusconi, la Rai, il Vaticano…(che mi sembrano già, come noi, troppo provati o stanchi per una – forse sperata – reazione). Biagi si era limitato a dire qualcosa del tipo: “Scusate…l’intervallo è durato cinque anni…mi bloccava una nebbia politica", facendo intendere che c’era un orizzonte di speranza. Ha chiuso l’ultima puntata del nuovo ciclo con esemplare esortazione parlando di due madri vittime del terrorismo, la madre di Zacarias, l’unico condannato per l’attentato alle Torri Gemelle e la madre di una delle vittime, ora impegnata nella campagna contro le guerre in Iraq e in Arganistan. Ecco una differenza, Enzo Biagi ricorreva al bene per farci riflettere sul male. Al duo che ha sofferto la discriminazione del video, aggiungo il terzo personaggio, Michele Santoro che ha trovato un giusto equilibrio: educazione, ascolto e riflessione.

Attenti a Wiki

novembre 5, 2007

Basquiat2 Lì per lì la notizia sembra buona, soprattutto per il libero mondo web, ma – a rifletterci- la notizia è anche inquietante. Il Tribunale di Grande Istanza francese ha assolto Wikipedia (l’enciclopedia creata dagli internettiani) dall’accusa di aver diffamato tre personaggi (si immagina noti, perché altrimenti starebbero su Wiki?) per le loro preferenze sessuali.

Mi chiedo, innanzitutto, a meno che la voce non riguardasse “Omosexual célèbres” o qualcosa di simile (in quel caso si dovrebbero nominare giusto personaggi come Oscar Wilde poeta dell’amore disperato e tradito, André Gide, portavoce dei diritti della categoria, oppure Vita Sackville che insieme al marito fecero del loro libertinage una bandiera pubblica, ma non certamente dei riluttanti contemporanei) perché si debba chiarire su un’enciclopedia un privato così tanto privato di persone non consenzienti. Poi, per quanto ne so, avendo partecipato alla compilazione di un paio di voci, da noi non è così facile pubblicare. Ci sono infatti una serie di vincoli e di guardiani che rispediscono al mittente inesattezze e note non conformi alle regole, tanto che nessuno di noi può scrivere su di sé e per trattare altri argomenti  occorre qualificarsi, fornire permessi e autorizzazioni. I casi sono due: o a Wiki/Wikio è sfuggito qualcosa oppure le regole in Francia sono diverse (?!?).  La motivazione della – contraddittoria  – sentenza assolutoria recita: Wikipedia non è responsabile dei contenuti che su di essa vengono pubblicati, poichè la Fondazione non esercita alcun controllo sui contenuti degli articoli inviati, e quindi non può avere alcuna responsabilità di tipo editoriale. Essa è responsabile e tenuta a denunciare gli autori delle note solo se si ravvisano reati di pedo-pornografia, razzismo e negoziazione illecita.

Vale a dire che chiunque, impunemente,  può dire che porti sfiga, o qualcosa d’altro che ti segni per sempre?

Beh, per fortuna che  non sono famosa e che una nota su di me verrebbe rispedita all’autore insieme alla domanda   “Gianna chi? (Jannette qui es ?)”.