L’immagine più atroce e insopportabile che sia stata mai pubblicata: quella della bambina con otto gambe. Non serve davvero conoscere in questo modo la tragica condizione di questo piccolo essere che dovrà essere sottoposto a chissà quante operazioni per avere un giorno – forse – una parvenza di normalità. Mi diranno che non bisogna foderarsi gli occhi e tapparsi le orecchie, ma rifiuto di tapparmi anche la bocca, quindi la parola, per esprimere a me stessa e a chi arriva a leggermi tutta la mia rabbia e disprezzo per chi pubblica queste immagini e per chi le ha realizzate e probabilmente anche vendute (c’era modo e modo, se proprio si voleva fornire una documentazione, di riprendere questa bambina ).

Augurio

dicembre 23, 2007

Rosa

Bonne année

à toutes les roses

que l’hiver

prépare en secret…

Boh!

dicembre 18, 2007

IN CONTEMPORANEA PER LA PRIMA VOLTA SUL MONDO VIRTUALE DI SECOND LIFE: FESTA DI FINE ANNO NELL’ISOLA DEL SAPERE dell’UniversitàTelematica Internazionale UNINETTUNO, con la partecipazione degli avatar di studenti e docenti italiani, europei e dei paesi Arabi. Il mondo virtuale di Second Life e il Mondo reale di studenti e docenti festeggiano insieme l’inizio del nuovo anno. La Virtual Italian Parks – i Parioli su Second Life – curerà gli effetti speciali e i concerti reali e virtuali. Le telecamere di Rai Nettuno Sat 1 riprenderanno e manderanno in diretta su Second Life le immagini della festa “reale”. L’intero evento sarà trasmesso a mezzanotte del 31 dicembre sul canale satellitare Rai Nettuno Sat 1.

Babbo Natale è uno…

dicembre 16, 2007

L’arte del blogger due

Blogger ►blog ► post.

Sto imparando l’arte del blog, con leggerezza, anche visitando blog altrui” – mi scrive in un commento alla prima puntata dell’Arte del blogger, Anna Rosa Balducci, che scrive pensieri non certo leggeri con scrittura poetica e nello stesso tempo  potente, riflettendo se stessa  nel mondo in cui si muove, senza neppure mettere il suo link perché si possa ricambiare la visita (non esagerare Anna Rosa!). La motivazione con la quale la eleggo blogger  del mese di dicembre è il suo post-commento al mio  post-genesi, nel quale con poche righe dipinge un quadro fulminante (vale la pena leggerlo).

Ho sempre l’impressione – continua Anna Rosa – di varcare una soglia, di entrare in un libro aperto quando lo faccio.Talvolta temo anche di dire sciocchezze, perche’ la libertà è tanta che puo’ facilmente capitare.

Direi che il mondo dei blog è un regno di liberta’, poggia sul buon senso e sulla regola individuale.
Una idea di grande ‘res publica ‘anarchica sospesa nell’etere
”. Una bella definizione, non vi pare?

Qualcuno dirà che me la canto e me la suono, ma poiché ritengo che osservare l’umanità da questa veduta, sia veramente istruttivo, continuo la mia analisi vado all’Arte del blogger numero due.

Babbo Natale è uno stronzo.

Per avere buona visibilità,occorrono parole forti (poco importano i concetti); bisogna riferire di abbandoni, di voglie e di poesia. Si, stranamente, la poesia che vende così poco sulla carta, rende molto nel web, folate turbinose che ramazzano commenti, anche se i versi non sono farina del proprio sacco. Qualche blogger ha successo anche con la culinaria. Mentre i blog e i forum femminili vanno alla grande quando si tratta di “testare” qualcosa di prodigioso per le rughe o per la forma fisica. Devo dire che, mentre il servizio spontaneo della rete informa al dettaglio su qualsiasi prodotto, alcune risposte, tolgono anche quel po’ di illusione che ci eravamo fabbricate, per la dura legge che se una cosa fa bene a una cosa, fa male ad un’altra. Ma, per avere ottima visibilità ed arrivare alla hit parade occorre parlare male di un politico. Non chiedetemi di chi, tanto sino sempre gli stessi. I commenti pioveranno a valanghe, qualsiasi sia il vostro soggetto. Non siamo, d’altronde, un popolo di vignettisti e battutari?

Ahi, sto contravvenendo al mio anelito di sintesi e chiudo qui. Per ora. (continua)

L’arte del blogger

dicembre 9, 2007

Blogger ►blog ► post. I consigli sull’argomento sono molti, dall’etica alla sostanza, dalla forma alla diffusione. In genere quello che più preme è proprio questa ultima necessità. Farsi leggere da più gente possibile, accumulare commenti, arrivare all’hit parade del successo. Ci sono blog con nomi accattivanti, a volte subdoli, d’effetto: “la contessa scalza”, “l’uomo che non sapeva amare”, “balordi si nasce”, “il fuoco dentro” etc. titoli a cui è difficile sfuggire e che richiedono da parte degli autori un notevole impegno per non disattendere le aspettative. Alcuni prendono in prestito altre personalità, magiche e fatate, spiriti vaganti e inquieti, filosofi e pensatori…creandosi un alone di mistero, di minaccia oppure di alto quoziente intellettivo.

Altri giocano sporco a suon di insulti e pernacchie, parlandoti dei loro bisogni corporei, del loro stato confusionale, della loro pseudo e sprezzante malvagità. Giungono, talvolta, perfino vapori mefitici, che sia pure espressi graficamente, arrivano dritto alle narici. Quando si va a leggere il numero di visite, le cifre sono iperboliche. Il mondo, una città, un condominio immenso. Per fortuna che più spesso di quanto si creda, i numeri sono taroccati. Anzi, a tal proposito, ci sono dei magheggi che si possono anche imparare. Chissà perché poi…capirei se l’alta frequentazione portasse a un qualche vantaggio economico oppure alla laurea in Scienza dei Blog. Ci sono anche i blogger lamentosi, quelli che cercano unanimi consensi, consolazioni, fratellanze più che altro su faccende di cuore. Ci sono blog per sfogare la propria rabbia contro il capufficio e il collega, un mezzo consigliato per non ricorrere agli scontri diretti che, alla fine, acquieta e consola. E numerosi blog che si accaniscono contro un personaggio in particolare ( un politico, un conduttore…), fino all’insulto che in altre sedi non oserebbero mai esprimere. Ci sono i buoni ad ogni costo, che dispensano commenti garbati e gratificanti anche se l’argomento richiederebbe risposte più franche e dirette. Ma si sa, la simpatica visita richiama altre visite. Al proprio sito. Tra tutti i consigli dispensati, ne manca uno, che non sto affatto seguendo ( e perciò mi fermo qui), quello della brevità. E’ il più pericoloso, perchè dopo la ventesima riga si cambia pagina. Una regola difficile da seguire per certi  “scrittori” che, in quanto tali, usurpano il territorio dei blogger (continua)

Del delitto di Perugia mi colpisce la potenza degli spinelli. E’ possibile, che nonostante i tanti discorsi sulla loro innocuità, essi siano tanto deleteri per la memoria, fino al punto che i protagonisti della vicenda (Amanda, Raffaele, Rudy…) non riescono a ricordare che cosa esattamente hanno fatto la sera del delitto? Se questo è l’effetto della marijuana ed erbette varie, c’è da ricredersi sui loro effetti. Amanda non ricorda se è stata tutta la sera a casa del fidanzato, ma ha accusato un terzo personaggio, quel Patrick poi scarcerato (lui si che ha ricordato tutto…)raccontando di essersi chiusa in una camera e tappata le orecchie mentre la sua amica-conquilina veniva ammazzata. La memoria, non l’ha proprio aiutata neppure nelle sue 20 pagine di diario, in cui avanza qualche dubbio sul ruolo del suo compagno nelle vicenda. Per Rudy, il vuoto di memoria è arrivato dopo, poiché prima dichiara di “aver visto l’assassino di Meredith”, poi, una volta interrogato in Italia, dice di non ricordare più nulla, pur ammettendo – davanti alle prove della scientifica – di essersi trovato in quella casa la sera del 3 novembre. Le dichiarazioni “italiane” dicono che  l’assassino lui l’ha visto solo di spalle e di non saperlo riconoscere anche se si sarebbe difeso da una persona che con un coltello, tenuto con la mano sinistra, ha tentato di ferirlo. Lo ha fatto volgendogli le spalle? Nella sua lettera-diario dice "Se chiudo gli occhi vedo solo rosso … tutto quel sangue sul suo dolce viso. Se fossi stato uomo, l’avrei salvata".  Infine, ecco l’altro scrittore, è Raffaele Sollecito che fa esercizi di memoria riempiendo 40 fogli di un quaderno a righe. Ma gli riesce principalmente la cronaca dei suoi giorni presenti, nel carcere di Perugia. Intitola il suo “memoriale” appunti di viaggio, luogo: Carcere di Perugia. Per quanto riguarda i fatti che l’hanno condotto «all’inferno», ripete tutti i «non ricordo» dei suoi interrogatori in questura. Poi, ripagando “pan per focaccia” la sua ex ragazza, inizia a commentare le novità investigative che emergono avanzando dubbi pesanti su Amanda e giustificando piuttosto male le tracce del suo dna sul coltello.

Alla fine del diario, Raffaele commenta la sua nuova popolarità: «Diventare famoso per una tragedia. È molto triste». Si, ma anche starsene lì per un vuoto di memoria…!

Un mito da vivo…

dicembre 8, 2007

Schippers_2Trent’anni fa (più o meno come la Callas) moriva, stroncato da un male incurabile, un giovane , famoso direttore d’orchestra americano che aveva scelto l’Italia per esprimersi musicalmente attraverso il nostro repertorio lirico italiano che – si dice – interpretasse con raro talento, e concerti rimasti indelebili tra i frequentatori di uno dei più celebrati festival italiani. Si chiamava Thomas Schippers e gli esperti del settore, non solo gli avevano decretato il successo immediato, ma prevedevano per lui un posto da “hit” nella "top ten" dei grandi direttori. Per lui si erano spalancate porte invalicabili del mondo musicale mondiale, il suo pubblico lo adorava ed aveva fans di rango. Mori  in un’età (47 anni) considerata molto giovane per un musicista, un’età che –nel cinema- potrebbe equivalere a quella di un James Dean, anche perché i due avevano in comune la bellezza e l’ammirazione del pubblico femminile e maschile. Destino baro quello di Thomas Schippers, che senza quell’ alone tragico che accompagna personaggi come Marilyn Monroe o  Jim Morrison, ora si deve accontentare delle analisi di qualche esperto e di qualche ammiratore di buona memoria che gli è sopravvissuto, senza poter entrare nella casta che meriterebbe (perché non ha mai fatto nulla di "maudit").

Anima a quattro zampe

dicembre 7, 2007

PuckI cani hanno un’anima? Tra migliaia di interrogativi che corrono sul web eccone uno su cui vale la pena di riflettere. Guardo Puck negli occhi, anzi è lui che guarda me negli occhi, in modo talmente insistente che cerco di sottrarmi al film che gli scorre davanti. Ha un’anima questo mio canetto? Il suo sguardo fisso su di me potrebbe significare qualcosa? Massì, certo che significa qualcosa…Cerco di non cadere nella trappolona che mi sta tendendo. Sono convinta che aspetta l’impercettibile alzata di un sopracciglio, una qualche smorfia o movimento che per lui significhi qualcosa. Basta un niente per caricare il suo mozzicone di coda, per scatenarlo alla caccia di un pezzo di biscotto di riserva, rintracciato tra le sue copertine, che ora subdolamente nasconde tra denti digrignanti: questo "toperman" che non è altro, cerca di spaventarmi se tendo una mano fingendo di afferrare la sua preda. E’ questo il gioco che fa con me e con nessun altro (almeno così volentieri). Sto al gioco per un po’, poi torno alle mie faccende e lui torna a fissarmi in attesa di segnali, anche involontari. Mi irrigidisco. Non cedo, e lui, quatto-quatto, con fare amichevole, poggia il suo tozzo informe di qualcosa che somigliava ad un osso sulle mie gambe, mi guarda e mi sfida. Mi sta invitando alla lotta, mi sta chiedendo di occuparmi di lui. Lui di me – apparentemente – si occupa ben poco. Sempre pronto ad andare con gli altri, a seguire il primo paio di scarpe che sappia di altri canetti, sempre festoso e zampettante con i suoi (e miei) amici preferiti. Io spesso resto là come un baccalà a chiedermi dove stiano quei cani che non mollano mai il loro padrone, quelli – per intenderci – capaci di lasciarsi andare sulla sua tomba (oddio, quest’immagine mi ha fatto sempre tanto commuovere…). E mentre sto pensando: “lui no, maledetto bastardo…io ci sono solo per la pappa e raccogliere le sue cacche…” ecco che si ferma, punta le quattro zampette sull’asfalto, si gira verso di me e mi chiede: “Che fai, non vieni? Mi lasci andare così?”. Lui si, che un’anima ce l’ha.

Un post da non leggere

dicembre 3, 2007

Da una parte "tavernello" e tre /quattro giovani angeli che lo assistono ogni giorno, gli consigliano di attaccarsi al cartone di "rosso" solo a stomaco pieno e volenterosamente gli vanno ad acquistare un capriccio di "salame di Parigi" (non sapevo neanche che esistesse!); dall’altra una pletora di indifferenti, bulletti apatici e annoiati, mucchietti di  sconosciuti anche a se stessi e a chi l’ha partoriti, che al barbone puzzolente sottocasa darebbero volentieri fuoco.  Scrivono questi, tuttavia. Scrivono tanto, scrivono e imbucano. Destinazione carceri minorili , istituti di pena, riformatori; destinatari con nomi e carichi di  Erika, Amanda…Chi uccide il padre o la madre, oppure tutti e due,  riceve posta a valanghe, lettere di solidarietà e di ammirazione, in cui le virgole sono sospiri di sollievo e gli esclamativi segni di approvazione. Più efferato è il delitto e più il senso di vendetta di questa collettività è pieno.  Se in mezzo c’è anche una nonna ("la vecchia") o qualche zio ("spilorcio") ancora meglio. Nel caso di Amanda and sisters, scatta anche l’amore, il sesso, la comunanza (in fondo che noia quella Meredith scassac…), e secondo me anche la visione e l’invidia per l’orgia, il riflesso dell’onnipotenza. Se si tratta di casi di droga-sesso e rock and roll, la solidarietà scatta al massimo: "ma che vogliono questi? La vita è nostra e ce la strizziamo come ci pare". Una generazione perduta crea una divaricazione spaventosa, un baratro che si è inghiottito menti sveglie e porzioni di futuro. Senza vie di mezzo. Quando ero una ragazzina e tra noi c’era qualcuno con la testa tra le nuvole, dicevano che si trattava di un momento e che si sarebbe ripreso, cose che tutti i giovani hanno passato, ma poi la vita gli avrebbe assegnato  il suo ruolo. Altra storia, altri tempi…Non sarete d’accordo poveri illusi della redenzione e possibilisti  di un’ultima occasione, ma ve lo avevo detto che questo post non era da leggere. E per quanto mi riguarda, ahimè, neppure da scrivere.