Aguzzare l’ingegno

novembre 19, 2010

Il Piccolo Lirico di Roma sperimenta e rappresenta le grandi opere adattandole e riducendole in una versione agile ed innovativa, favorendo l’uso di piccoli spazi e in un sol colpo: la diminuzione dei costi, di attori e di musicisti in una sintesi, figlia di questi tempi affrettati, in cui “la lirica esce dai teatri immensi e riconquista l’intimità dei piccoli teatri”.

Tool 
 
Il principio fondamentale del progetto è quello che lo spettacolo, per utilizzare il linguaggio dell’' informatica, deve essere user- friendly: amico nei confronti dello spettatore. Una formula utilizzata dal pluridecorato e costosissimo Festival di Bregenz, tra Austria e Svizzera, dove in forma diversa ed abbreviata alcune opere meno popolari sono rappresentate con la durata di due ore. Al Piccolo Lirico Teatro Flaiano si va oltre: per la prima volta si applica la ricerca e la sperimentazione alla grande lirica , in continua evoluzione, specchio di un linguaggio attuale, di nuove sensibilità, e di aspirazione ad un’ottimizzazione che coniuga la tradizione con le più avanzate risorse tecnologiche.

 Nel progetto della Piccola Lirica, il melodramma, pur nel rispetto della tradizione, va in scena come un prezioso condensato di opera lirica, spettacolo teatrale, concertato di voci e di musica. I cantanti sono scelti tra i migliori giovani professionisti. Le scenografie sono lussuosamente virtuali grazie a proiezioni computerizzate e integrate con filmati con un'innovazione ulteriore riguardante la parte musicale eseguita dalla Synth Lyric Orchestra con pianisti esecutori dei sistemi midi che attraverso l'alta tecnologia digitale audio e ai sistemi informatici midi opportunamente programmati, riproducono i suoni di un organico di 60-70 elementi.

L'operazione ha interessato Suguru Agata, segretario generale del Japan Electronic Keyboard Society che ha programmato il suo viaggio in Italia per visionare di persona i risultati ottenuti permettendo l'inserimento del Piccolo Lirico tra i teatri che applicano l'alta tecnologia alla musica classica ed operistica censiti dall' Open Research Center Project dell'università della Musica di Showa. La maggiore televisione giapponese ha realizzato uno special di un'ora sul progetto e l'opera Tosca di G. Puccini (programmata per oltre 500 repliche con continui nuovi allestimenti), che è stato trampolino di lancio internazionale di cantanti come Amarilli Nizza, Giorgia e Raffaella Milanesi, ora impegnate nei maggiori teatri lirici del mondo.

Ne hanno parlato il New York Times, The International Herald Tribune, The Independent, La Tempestad, Expension Entorno, Actual e vari giornali tedeschi e giapponesi, così come si rinnova ad ogni debutto l'interesse della stampa italiana. Le rappresentazioni del Piccolo Lirico sono state invitate al Korean Chamber Opera Festival e all'Expo di Shangai come uniche rappresentazioni operistiche presenti.

 

Il Critico desaparacido

novembre 13, 2010

Applausi

Dieci righe scarse, di fondo pagina, per una bella  mostra sui grandi stilisti (da Valentino a Versace,da Capucci a Marras) che hanno creato costumi per l'opera lirica su "Sette"; dieci righe di Franco Quadri, uno dei critici teatrali italiani più autorevoli per uno spettacolo teatrale di punta su "La Repubblica", dieci righe di Angelo Foletto, critico, studioso e presidente dell'Associazione dei critici musicali, per uno spettacolo operistico prodotto da un grande ente lirico sullo stesso giornale, una colonnina per segnalare l'indice d'ascolto di un programma televisivo , una segnalazione con pallino per indicare che un film non è da vedere (potenza di quel silente pallino!) su altri quotidiani. Si salva di tanto in tanto il recensore più temuto della nostra televisione sul Corsera che, tuttavia non sempre ha spazio di estendere i suoi perchè e i suoi percome. E si salvano i giornalisti che hanno la possibilità di gestire un blog. Come si salvano le presentazioni (che non sono mai dei critici) , sempre che a debuttare sulla scena siano Valeria Marini, Michelle Huntziker oppure Manuela Arcuri. E così via. Il grande cantante lirico deve mettere in tasca tutt'al più un aggettivo, senza che nessuno vada oltre. I registi non si sentono compresi e restano confusi sul da farsi futuro.

Ma dove sono finiti i critici che si occupano di spettacolo? Relegati nelle loro rubrichine, a volte solo settimanali, sembrano essere schiacciati all'interno di un grottino senza aria e senza spazio.  Di altri critici non si ha più notizia,  perchè molte testate hanno addirittura eliminato la pagina-spettacoli. Da addetta ai lavori di lungo corso, ricordo le ampie e documentate recensioni di Roberto De Monticelli, Renzo Tian, Tommaso Chiaretti, Guido Davico Bonino, le bellissime storie di genialità musicali e registiche di Erasmo Valente… studiosi, esperti e generosi che non risparmiavano vita e intelletto anche nelle famose cantine teatrali per scoprire nuovi talenti. Fino a risalire alle letture del gustoso Ennio Flaiano e ancora più indietro nel tempo del sublime Renato Simoni di cui ho divorato i volumi "trent'anni di cronaca drammatica". Che goduria rileggere quelle analisi, profonde e di ampio respiro che  fotografavano con un linguaggio comprensibile a tutti, da spettacolo a spettacolo, il percorso umano e artistico delle compagnie di Ruggero Ruggeri, Anton Giulio Bragaglia… e insieme le virtù e i vizi (artistici) di autori, registi e interpreti come Maria Melato, Emma Grammatica, Gilberto Govi, Sergio Tofano, Dina Galli… fino a descrivere la più colorita onda emotiva del pubblico. Storia e storie di un teatro desaparecido, almeno dalla carta stampata. Si dice che alcuni critici – spesso – hanno presentato sintomi di cripticità e che hanno esercitato l'esercizio per se stessi e per i loro colleghi, che più che una critica il loro è uno sfoggio di cultura incomprensibile al volgo. Si dice anche che qualche direttore preferisca un articolo di sport (vende più copie) e che una frase lapidaria può ugualmente far arrivare consenso e dissenso, ma veramente può bastare un "si" o un "no" oppure un pallino per descrivere il percorso di chi opera nell'arte?

Fateli uscire i critici sopravvissuti dal loro grottino, fateli comporre en plain air, dando loro lo spazio per respirare! Inviate gli osservatori senza guinzaglio e la mannaia del "tot " battute e fateci leggere dell'evoluzione e dello stato dell'arte. Assecondare il trito e ritrito (i soliti noti che calcano le scene con le solite cose) non significa informare (quindi educare). Libertà di pensiero e di critica ragionata vuol dire anche possibilità di crescita. Ai direttori e ai lettori: se pensate che le recensioni possano annoiarvi, provate ad esplorare il mondo internettiano (forum compresi)!

Rottamazione

novembre 11, 2010

Mannequin 
Ci vorrebbero cento – mille Matteo Renzi perchè uno sbadiglio non ci seppellisca tutti. La rottamazione si dovrebbe praticare in politica come in televisione, nel cinema e nella nostra vita.

Rottamiamo i grandi fratelli, le grandi sorelle, gli anchormen e quelli che fingono di scoprire l' X-factor. Rottamiamo i salotti televisivi sempre uguali a se stessi, le copie delle copie, gli insulti, i gossip, gli attori e i cantanti ancora attaccati al sipario e ormai fuori garanzia; i plagiatori e gli opinionisti di lungo corso; rottamiamo anche le carrozzelle che chiedono agli stranieri 600 euro per un giretto in città, i furbetti che guidano i taxi, i ristoratori che ti rifilano gli avanzi e chi ti passa avanti alle file della posta. Rottamiamo i maghi e i finti guaritori. I prodotti che ti promettono la resurrezione dopo una spalmata di succo d'ostriche così come gli squartatori di volti umani gonfiati con la plastica. Rottamazione pure per i pettegoli, gli invidiosi, i sessuomani, le escort e le casalinghe frustrate. Rottamiamo la pubblicità, le merendine, i farmaci… E' facile, e non costa nulla. Rottamiamo tutto e rottamiamoci, altrimenti non sarà solo uno sbadiglio a seppellirci.

VELONE SNATURATE

settembre 17, 2010

Confesso…ho seguito la trasmissione di Antonio Ricci. Lo dico così perché nessuno della mia cerchia ha condiviso la mia passione, rifugiandosi piuttosto nei telefilm d'azione, sangue e morte, oppure a caccia di qualche risveglio di talk show berlusco-finiano. Ho seguito "Velone" perché mi affascinano quelle donne e quegli uomini (a proposito sapete che esistono anche i "veloni"?) che vivono la vita come andrebbe vissuta, sfruttando ogni possibile energia per amare se stessi e gli altri, risparmiandoli dal rovesciamento continuo delle loro frustrazioni. Ho seguito "Velone" alla ricerca di un imput per l'avvenire e per un ripasso di storia sociale e di nostrane memorie. Mi è piaciuto Enzo Iacchetti ed ho rivalutato Nina Senicar. Tutto bene dunque, meno il finale.

Pur perdendo per strada alcuni pezzetti niente male, il raggio di scelta si è stabilizzato su nove concorrenti di mista configurazione, dalla sempliciotta capitata lì per caso alla settantreenne da schianto, passando per la sciantosa d'antan, fino alla bambolina bourlesque…e alla fine ecco la delusione e lo snaturamento delle velone, secondo un'idea che mi ero fatta seguendo l'andamento delle puntate: no ai baracconi, no alle dimesse con tardivi sprazzi di vitalità, si alle donne (madri, nonne, bisnonne) che nell'avanzare degli anni portassero avanti la propria femminilità, gioia di vivere, orgoglio di essere quelle che sono. Ma, all'ultima puntata, non si poteva sbagliare di più: nel parterre dei giudici sedevano almeno 4 "velone" dello spettacolo (più una Lina Wertmuller-capitano, talmente "outsider" che ha potuto dare della nonnetta ad una sua coetanea uscente), tutte ricostruite in  "trentenni in gamba", ma poco distanti dal minimo anagrafico richiesto alle concorrenti. Potevano queste votare la bellissima settantreenne Alice – magnifico prototipo di femmina priva di silicone ma dotata di grazia genetica? Potevano queste far vincere la sciantosa Lilian Petit umoristicamente specchio di un suo teatrico passato? Oppure la briosa ed energetica Lucia (la mia preferita), altrettanto "nature" in tutto il suo essere? Certo che no. Il premio e lo scettro se l'è preso  una signora di 83 anni (quindi a conti fatti gradita alle giudici che così si sono sentire ancora più ragazzine) , piuttosto basita per l'onore inaspettato, che – con sprint conclusivo-  stringendo  a sé il malloppo ha dichiarato, mostrando di aver capito tutto : “i soldi sono come i dolori , bisogna tenerseli”.

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Puoi ricostruirti un'immagine, non tanto perchè hai qualcosa da nascondere, ma perchè per la prima volta puoi sceglierti una faccia, un corpo, un interesse, un mistero attorno al quale riavvolgere una nuova vita. Puoi darti un aspetto, un nome, un'identità diversa da quella che ti ha riservato il destino, puoi costruirti con le tue stesse mani, inventare te stesso – così come vorresti essere in quel preciso momento oppure come senti di essere dentro di te. E puoi dialogare senza confini, restituendo agli altri esattamente quello che vogliono da te diventando sexy, sportivo, magro, grasso, felice, infelice, buffo, serioso, intellettualmente dotato, brillantemente creativo. Ti permetti anche, dietro la tua identità nascosta di dare consigli, sputare sentenze, firmare appelli, iscriverti in club esclusivi, cazzeggiare, insultare o belare complimenti fasulli. Diventi critico, scrittore, poeta, benestante, politicamente corretto o scorretto e se ti crei più caselle di identità, nick fantasiosi ed avatar variopinti, puoi finalmente espanderti senza confini, creandoti una cerchia di "amici" in ogni campo. I simpatizzanti e gli adepti che raccogli virtualmente neppure te la sogni nella tua vita reale piena di magagne e di mugugni. Certamente bisogna essere bravi e costanti. Bravi nel negare ogni traccia della tua vera identità, avere molta memoria per i molti siti e le molte password che ti sei inventato e non lasciarti andare a confidenze che potrebbero svelarti. Si, perchè c'è sempre qualcuno con le orecchie dritte a caccia del tuo vero essere e che blandendoti, toccando corde ancora vibranti ti vuole far capitolare in uno svelamento che sarebbe fatale.

D'altronde, anche se coraggiosamente ti presenti con tutte o quasi tutte credenziali, magari per farti una nuova cerchia di amici che potrebbero apprezzarti per quello che sei ora e che sei diventato, i rischi potrebbero essere maggiori. Scegli la tua foto migliore, quella che ti ritrae al momento, come una nuova tappa della tua vita dalla quale ricominciare, segnali i tuoi successi e le opere del tuo ingegno(quelle che hai creato da un certo punto in poi), cerchi di intervenire nelle discussioni con saggezza (il che è molto faticoso), clicchi la manina con il pollice alzato sotto qualche video o qualche pensiero illuminante, inserisci qua e là una musica ad effetto, mandi poke e pensierini di buon compleanno, facendo più fatica di quanta tu ne faccia con il calendario della tua vita. Male, molto male: la tua identità "rivelata" si confonde così tanto che neppure tu sai più chi sei e c'è sempre qualcuno laggiù nella mischia che ti pizzica. "Ah, ciao, non sei tu quello che…?", "Ti ricordi quando…", "Vedo che hai cambiato gusti…bandiera…", "Ne è passato del tempo…" e peggio ancora ti ricorda " Sei stato il mio maestro…ho preso tanto da te…". E tu che volevi sentirti nuovo e tutto da scoprire, sei fregato. Il passato bussa ai vetri, facce dimenticate ti piombono addosso, i messaggi risvelano cose per te morte e sepolte e una vertigine di informazioni vere o presunte ti restitiuiscono una carta d'identità che forse neppure ti appartiene.

DIETE A CONFRONTO

luglio 20, 2010

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C’è chi sostiene una teoria chi quella diametralmente opposta. Spesso con prove scientifiche altre senza, ma con tanto di fatti e testimonianze. Possono essere medici, scienziati, ricercatori, professionisti e non. Il  nuovo programma televisivo che va in onda su Italia 1, mercoledì 28 luglio, alle ore 23,15, con il titolo MATCH, nella sua prima puntata ha come tema le diete, ponendo l’uno contro l’altro il farmacista Alberico Lemme e il dr. Adelchi Silvestri, entrambi con un proprio sistema per dimagrire in modo duraturo o definitivo. Il primo sostiene  una teoria rivoluzionaria sulle cause dell’ingrassamento ed è convinto assertore di un sistema ritenuto anomalo ma adottato da molti vip; si definisce un “genio”, ha creato una propria Accademia di Filosofia Alimentare a Desio e assegna ai suoi “ciccioni” menù generosi a base di spaghetti, mega bistecche e fritti vari.  Il secondo, medico nutrizionista, specialista in scienza dell’alimentazione, responsabile del servizio di Dietologia e Nutrizione dell’Asl di Avellino, assegna ben altro, raccomandando – al contrario del suo antagonista –  moderazione e attività fisica.  Entrambi battagliano fatti alla mano, conoscenze biochimiche e scientifiche. E se Lemme  ridicolizza l’uso delle calorie “L’uomo non è una stufa, non brucia, metabolizza!” dimostrando che i grassi non fanno ingrassare, la frutta e la verdura Sì,  smontando  pezzo per pezzo gli ultimi cento anni di dietologia medica “che a suon di diete ipocaloriche e attività fisica ha popolato la Terra di ciccioni”, il dr Silvestri , che per lavoro si occupa anche di estetica e di malattie curate con il cibo,  difende a spada tratta i canoni della dieta bilanciata appellandosi alla scienza e a un pubblico rumoroso che tifa ora per l’uno ora per l’altro. Arbitra il Match Adriana Fonzi Cruciani, esile dall’alto del suo scanno e sinceramente invidiabile per la sua linea. Chi vincerà questo primo Match?

Tassa turisti

giugno 3, 2010

 

 
  
Va bene grattare la botte per rimediare un po' di grana, ma la tassa turisti proprio no. Ancora peggio responsabilizzarli di essere “uno dei motivi dello squilibrio di bilancio della cassa capitolina” perché tocca svuotare qualche cassonetto e raccogliere qualche custodia di gelato di cui non è detto siano proprietari. Ancora peggio basare l'entità del balzello a seconda se scendono in un albergo a 5 stelle oppure in un ostello. Ancora peggio far la figura di chi è ridotto al punto di aver bisogno dell'obolo di chi rappresenta una risorsa tanto importante per la nostra economia. Pensate a Goethe, Gaspar van Wittel, Rudolf Wiegmann  e a tutti quei grandi artisti viaggiatori che con una prosa o una pittura hanno immortalato le nostre città e dintorni, ma anche agli sguardi trasognati dei turisti moderni che alzano occhi sognanti sul Pantheon, sui Fori Imperiali o su Castel Sant'Angelo come noi non riusciamo a fare… Questi turisti, questi pellegrini o grandi viaggiatori che siano, meriterebbero piuttosto uno sconto per farsi turlupinare da posteggiatori, ristoratori, falsi centurioni, falsi taxisti, falsi rivenditori di marchi falsi e via dicendo. Dategli piuttosto un incentivo perché continuino a visitare questa città ingrata.

Enigma Rai

Maggio 22, 2010

Michele Santoro parlerà dopo la firma del contratto con la Rai, contratto che curerà Lucio Presta, l'agente della Ventura, della Clerici e di Bonolis, nonché compagno di Paola Perego, la quale ha lasciato Mediaset per entrare a Rai 2. Gatta ci cova.

Michele Santoro esce dal portone con una bella manciata di milioni per (non) lasciare la Rai e rientrare dalla finestra con un contratto da collaboratore esterno, sempre trattato dal suo agente Presta, che non lo lascerà di certo a bocca asciutta.

Michele Santoro lascia al palo i suoi fedelissimi Travaglio, Ruotolo, Vauro e una manciata di ospiti ricorrenti assai utili alla sceneggiatura.
Vige il silenzio amico per un futuro ancora insieme.

Michele Santoro, previo intascamento del tesoretto, dice di aver trovato il modo per togliersi dalle scatole. Bel modo di togliersi dalla scatole. C'è qualcuno che tratta pure per me?
Strategia sembra premeditata in quanto non se ne sentiva l'urgenza. Dall'inizio della stagione ogni puntata del programma sembrava l'ultima, ma avrebbe potuto esserci anche una versione estiva.

Nel progetto, studiato a tavolino, si lancia l'appello “Chi mi ama mi segua”, “Se vogliono che resti, resto” e via dicendo. Si gioca d'azzardo con il pericolo di perdere la partita, ma forse no, visto che chi l'ha studiato, ha messo in conto la mossa. E' una questione di prezzo, se il pubblico chiama, la posta in gioco sale. Io che di puntata non ne perdevo una, non partecipo.

Michele Santoro ha sparato contro tutti e contro tutto per dimostrare la sua imparzialità e salvare la faccia. Un'imparzialità che onestamente difficilmente traspariva dalla sua trasmissione, anche se….
nelle ultime due puntate, Michele Santoro sembrava più morbido e sornione, qualche tempo prima aveva anche ingaggiato una polemica con il fido Travaglio, rimasto lì al suo posto. Dovevamo già capirlo.

I suoi fans si affannano nella difesa: un bravo giornalista si merita i soldi che gli danno, anche se i soldi sono davvero tanti ed è inutile tirar fuori la storia di chi con mille euros deve arrivare alla fine del mese. Non facciamo demagogia! Libertà di stampa, libertà di parola (a me non sembrava che qualcuno gliela avesse tolta, ma conta l'effetto!) E via…mettiamoci tutto:

Maria Luisa Busi cavalca la tigre e s'accorge che, schiacciata da un’informazione di parte, non può restare più al TG1, rifiuta di scendere lo scalino dal telegiornale delle 20 a quello delle 13 ed entra da eroina al TG3. Giusta collocazione. Da sempre in RAI ci si entra con l'etichetta, ora i giornalisti
possono trovare da soli la giusta collocazione. Una volta entrati.

Voglio farla breve e non commento la réntree di Marrazzo in RAI. Tutto fa brodo. Sennò mi dicono moralista e poi finiamo per parlare di canone: questa è pura demagogia.

Anna Magnani chi?

Maggio 15, 2010

Folta scolaresca di 75 ragazzini di 12-13 anni, rumorosi, accessoriati, tecnologicamente armati e bagno dipendenti. Sto descrivendo gli alunni di una scuola media di Pescara ai quali i loro insegnanti hanno imposto un tour romano sulle tracce di Ennio Flaiano in occasione del suo centenario: Via Veneto, Caffé Greco e  soprattutto una visita accurata al teatro che nel centro storico porta il suo nome. Gli insegnanti di Pescara volevano giustamente esaltare la figura intellettuale di uno dei loro principali eroi, dopo D'Annunzio. Perciò ho accolto l'accaldata e sfranta banda di ragazzini nel nostro teatro, preparandomi perbenino qualcosa da raccontare. E ce n'erano cose da raccontare…proprio qui Flaiano inventò il "Teatro tascabile", si incontrava con gli amici, consumava vino e formaggi nella cantina sottostante.  Ero piuttosto imbarazzata nel mio ruolo di narratrice non solo per quello schizzar per bagni dei poveri fanciulli, ma anche per il timore di essere un  po' ripetitiva: quei ragazzini erano stati sicuramente preparati a dovere!

Poichè li vedevo distratti a darsi pizzicotti, scambiarsi sms occupando tutte le dieci dita, e a guardarmi con una certa aria attonita,  dopo aver accennato alla lettera sublime della signora Rosetta al marito a proposito della loro figlia, ho deciso di diventare più leggera facendo i nomi di chi Flaiano conosceva bene e incontrava in quel luogo. Nomi facili per tutti… "Aldo Fabrizi, sapete chi è, no?": silenzio tombale ed espressione tipo "chi è costui", "chi l'ha mai sento", "chissenefrega". Provo ancora: "Anna Magnani, che abitava proprio davanti a questo teatro!": I fanciulli si scambiano occhiate furtive e le labbra mute dicono "Anna Magnani Chi?". Sto per irritarmi e provo con un personaggio un po' più vicino: "Vittorio Gassman! Flaiano provò qui la versione teatrale di "Un marziano a Roma" prima che diventasse un film!". Dalla prima  alla decima fila cala un ombra lunga quanto la platea quando un ragazzino da primo banco alza un dito. Ah finalmente qualcuno conosce qualcuno. "E' il padre di Alessandro!" ci spiega soddisfatto.

Che dire? Dopo è finita davvero in caciara e il busto di Flaiano è stato fotografato con berretto Dragon Ball GT in testa e un Ipod al collo.

 

Cleopatra 

ROMA SPARITA

Sarà leggenda? Il luogo si chiama proprio così: "Orti di Cesare" e i trasteverini raccontano che quello spazio dalle parti di casa mia ha qualcosa a che fare con il noto console romano (leggenda plausibile perchè la sua villa e i suoi possedimenti arrivavano fino al Gianicolo) . Al di là di un  solenne muro grigio, a fianco della stazione di Trastevere,  attestante una lontana presenza di fortezza,  una casupola diroccata a margine di un piccolo giardino intitolato al più famoso  burattinaio romano dell' Ottocento, Ghetanaccio, fa da tappo al luogo dove – si racconta –  avvenivano gli incontri segreti di Cesare e Cleopatra, prima che questa si trasferisse in pompa magna nella grande magione. Lungo le mura che cingono il luogo di siffatta storia, alcuni banchi di vari generi formavano il mercato rionale, trionfalmente introdotto dal sempreverde "maritozzaro" di via Ettore Rolli, luogo di scorribande notturne post discoteca.

Ebbene, le ruspe, "maritozzi" a parte, hanno spazzato tutto, dopo aver scavato in cerca di reperti, caricate alcuni resti di colonne, identificate come semplici sostegni, transennato il luogo,sbarrato le strade di accesso della strada limitrofa, trasferito sul lungotevere il prezioso mercatino e bollato (ufficiosamente) il luogo come "privo di interesse storico e archeologico".  Da molti mesi, interrotto a tratti dagli esposti degli abitanti che subiscono scossoni e mangiano polvere,  un privato lavora top-secret per creare alcuni box auto nella parte inferiore, mentre, nella parte più alta si vocifera sul progetto di un albergo. Al diavolo Cesare e Cleopatra e  detronizzato il povero Ghetanaccio, la privatizzazione traffica spedita. Il peggio è  che, sradicati  gli alberi, sul  giardinetto del burattinaio – sia pure oltraggiato da presenze inquietanti in passato – si hanno dubbi di rinascita come unico luogo di respiro per i bambini della zona.  Dopo il trasferimento del Museo del Cinema, l'innalzamento di un paio di mega edifici e la costruzione di u n MacDonald, alla mia zona resta soltanto l'orribile fontana Anni '60, putrida di escrementi al centro di Porta Portese.

Orti