So che avrei dovuto iscrivermi a Facebook e da lì inviarti una lettera ad immagini oppure un video o un effetto sonoro. Perché questo è il nuovo modo che ti sei inventato per comunicare con i tuoi mille garibaldini, e per indagare sulla nostra varia umanità. Magari chiamarti a quel 800… inventarmi qualcosa di originale per accaparrarmi la maglietta rossa della passione, fingendomi Anita o una moglie tradita che vuole riconquistare il suo uomo, con il probabile risultato di trovarne una fuori taglia, con lo scollo a barchetta (che detesto) e le maniche troppo lunghe. Soprattutto non sono una feticista nè una cacciatrice di autografi. Questo d’altronde è il mio mezzo e di qualcosa dovrò pure riempirlo. E così mi sento appagata. Se questo messaggio ti arriverà – in fondo, alla lunga, arrivano anche le bottiglie consegnate all’oceano – sarai tu ad essere venuto e l’esposizione di quanto penso sarà più pacata, senza rumori di sottofondo ed equivoci troppo spesso palesati. L’ascoltatore, se si palesa, è sempre in una condizione di inferiorità sia che ti elogi o che ti insulti (facendoti sfrigolare dal piacere). Tu possiedi il mezzo e lo usi come sai. Dunque ti scrivo. Da ascoltatrice riflessiva e testimone dei tuoi molti passaggi, del tuo girovagare alla ricerca di una comunicazione che cerca di coinvolgerci nella tua arte dell’assurdo, tinta di grottesco e intessuta di provocazioni. Ecco, mi accendo una sigaretta e cerco di mettere nero su bianco qualcosa che ti riguarda. Che forse neppure tanto ti importa e su cui avresti molto da ribattere. Mi piaceva il tuo uso della radio. Mi piacevano le continue invenzioni con cui ci illudevi che bastasse spingere un bottone per diventare il boia del nostro peggior nemico (la tua invenzione più gloriosa), oppure la chiamata in causa del critico non vedente che non vuole vedere gli scempi della tivù (la provocazione più significativa). Ho compreso il tuo trasferimento in Second Life, l’andata e il ritorno da ogni luogo dell’immaginario che la tecnologia ci mette a disposizione, ma ora fermati e torna a quella radio pura e semplice, è lì la tua genialità, gentile Gianluca. I rutti, le nenie sepolcrali, le donnine allegre lasciale alla tivù. Una tua ascoltatrice.

Pulizie

aprile 28, 2008

Facendo pulizia si perde qualcosa, ma facendo ordine qualcosa si recupera. Smanettando questo blog  all’indietro, ho trovato un bel po’ di polvere e molti oggetti inutili. Anzi proprio inutili non tanto, ma sicuramente da guardarsi con occhi diversi, alla luce dei fatti e di nuove acquisizioni. Quelli restavano lì, senza possibilità di trasformazioni e aggiustamenti, così ho preso una scopa e via. Nella furibonda voglia di pulizia che ogni tanto mi piglia ho travolto qualche post che proprio non sopportavo più e nella furia selvaggia si è volatizzata anche qualche foto, l’elenco dei siti che mi piacciono ( o che mi piacevano?), l’ordine solo apparente di alcune pagine e aborti di brevi recensioni, insieme ad un leggero odore di supponenza che non mi appartiene.  Nel rimettere in ordine l’armadio, però, ho recuperato altre piccole cose: ad esempio il senso del mio blog. Ho così pensato che ho bisogno di più spazio e più scomparti. Insomma, di farmi un armadio a muro.  Le prossime ore le passerò facendo progetti. Ciao a tutti!

Un ordine inutile

aprile 24, 2008

Liberarsi dell’Ordine dei giornalisti nel giorno della Liberazione. Più o meno è questo quello che dice il non più comico Beppe Grillo, lanciando– nel giorno in cui l’Italia festeggia la fine del nazi-fascismo – il suo referendum per l’eliminazione di questa istituzione.

Quello che mi lascia sconcertata è la puntualità con la quale proprio i giornali informano i lettori di quanto accadrà senza peraltro granchè commentare l’intento, i risvolti, la giusta o ingiusta causa. Si dirà che i giornalisti,–– non possono né difendersi né commentare attraverso i loro giornali, essendo schiavi della logica di bottega.  Mi si dirà che si tratta di una provocazione. Hanno detto che ci vuole una “scossa” e che il “v-day” con il suo referendum è un’opposizione a quanto si prospetta – con l’avvento del Berlusconi tris – nel campo dell’ informazione (monopoli, editti bulgari, negazione della realtà e dei fatti…). Qualcuno etichetta il tutto con definizioni di ‘folklore”, dice che si tratta di “qualunquismo” e “pagliacciate”. A me non basta. Vorrei anche sentire che cosa ne pensano i diretti interessati o meglio le migliaia di giornalisti che lavorano seriamente, magari negli angoli più bui delle loro testate. Non capisco perché in nome di un’ingiustizia sommaria debbano essere privati del loro Ordine, tra l’altro definito ‘ente inutile’ (a chi?) e quindi anche inoffensivo. Io non penso che tutti i giornalisti usufruiscano di privilegi, né che siano poi così venduti al potere, da meritare anche la cancellazione dell’ODG il quale dice il suo perché meglio di quanto facciano i giornali e questo post.

Ronda e braccialetto

aprile 23, 2008

Per il braccialetto alla cui realizzazione pare ci stia già pensando la OmniaEvo di Udine (già creatrice di ‘Perdix’, servizio Gps di localizzazione personale e tracciamento satellitare: non è ancora chiaro se si dovrebbe portare alla caviglia oppure al polso) suggerisco un modello Bulgari oppure -per chi non potrà permetterselo – una di quelle belle imitazioni che ti fanno sembrare una signora anche se tintinni di metallo ornato di fondi di bottiglia. Chi ha più senso dell’umorismo della sottoscritta, però, si è lanciato oltre e senza mandarlo a dire ha proposto un bell’anello (misura quanto basta) con cui ornare l’oggetto più prezioso dei signori maschi.

La ronda…quella che a mezzanotte va …staremo a vedere come sarà realizzata e da chi. Un nostro aspirante sindaco suggerisce i cittadini anziani, che potrebbero essere incentivati da un gruzzoletto per rimpolpare la loro misera pensione. A parte il fatto che essere difesi da coloro che avrebbero bisogno di essere a loro volta protetti sarebbe un azzardo per la loro stessa incolumità, se non una presa in giro, affidarsi ai cittadini per proteggere i cittadini mi sembra irrealizzabile, visto che quando ti succede qualcosa per strada o su un autobus, sono più quelli che si girano dall’altra parte, che quelli che rischiano di intromettersi. Mi succede quasi ogni giorno sul mezzo che mi porta al lavoro. Ho notato che qualcuno tenta anche un colloquio bonario con certi individui (per esorcizzare la paura?), informandosi sui loro cani (presenti sul mezzo), sul quello che gli danno da mangiare, su la loro provenienza etc. etc. Una volta che i tipi scendono alla loro fermata, i passeggeri che hanno fatto largo si ristringono in un sereno abbraccio, chi ha colloquiato finge di guardare fuori e chi ha abbassato lo sguardo sciorina tutto il repertorio del suo disappunto, imprecando verso chi vuole imprecare al momento. Beh, che Dio ci assista!

Diamoci una calmata

aprile 20, 2008

Studentessa americana violentata a Milano. "Universitaria straniera accoltellata e violentata a La Storta …e ancora…ancora… tra pirati della strada, impuniti e malmostosi. Questa mattina, in una strada del centro di Roma, tre signori in età commentando ad alta voce i risultati delle recenti votazioni, auguravano a chi aveva votato i vincitori, un cancro alle p…e!; Beh, è stato impressionante. Dopotutto era solo l’inizio di una giornata di sole!

Senza un arcobaleno

aprile 15, 2008

Il gran vociare si è attutito nelle due notti che hanno seguito la sfida, che all’ultimo – come riferito ampiamente dai gazzettini – ha lasciato alcuni feriti sul campo, sotto il cielo nuvoloso di Channel City mentre la primavera ci mette tanto ad arrivare. Caduto dal suo sgabello l’autorevole signore in mezzo al prato della tenzone, si interroga sul perché si sia fatto tanto male, mentre stringe in un commiato gentile la mano degli altri. Eppure ben saldo si ergeva, immacolato e suadente rappresentante di quella che era stata una classe dal colore infuocato. Che gli abbia fatto male il reportage che Dago aveva spiattellato sul suo gossippaio dove l’ingenuo signore appariva ospite d’onore di uno spettacolo del genere “famolo strano” disseminato di uomini seminudi? Forse in zona programmatica, delicata e decisiva quelle foto “cafonal” hanno deluso chi per i problemi da risolvere si aspetta altre uscite? Peccato. Tra i feriti un altro gentiluomo colpito sta gemendo e forse ripensa all’errore di aver accolto tra i suoi quella tipa che fa delle sue terga un manifesto senza altre premesse? Peccato. Sorride “mondanamente” la Calamity Jane sui tacchi a spillo, mordendosi un’unghia spezzata e impreca l’altra "pasionaria" della critica.   Dal mucchio sanguinante rotolano giù, contusi e confusi, tra grilli e loti, presenze sinistre, oniriche, eretiche, romaniste, dei bomboloni e dei bigné, unitarie ed ecologiste mentre ancora piove senza che si veda l’accenno di un arcobaleno. Peccato, davvero.

Messi così

aprile 8, 2008

Il secondo round

E’ l’ora del tramonto a Channel City e il cielo non riesce a diventare rosso. I due sfidanti – dopo una breve pausa, consumata nei salottini di Channel 1, 2, 3, 4, 5, 6, e 7 – tornano nella spianata a fronteggiarsi ciascuno a modo suo. I padrini si sono dati il cambio. Ora tocca ai duri (à la guerre comme à la guerre, n’est pas?). L’uno conta su uno che di legge se ne intende, soprattutto di Far West, tradito dai Prodi che sbandierano ai quattro venti i disastri della sinistra e la caduta degli dei; l’altro, dopo aver tolto al suo la carabina e averlo dissuaso bonariamente dall’usare anche un cannone, sfoggia l’alleato di sempre. E al rumoreggiare della folla che disapprova le uscite estemporanee pronunciate in zone padana, risponde sornione “perdonateli… so’ ragazzi!”. Discosti, e un po’ sfiduciati, gli esclusi dalla merenda, consumano un frugale pasto portato da casa. Ma tra loro, uno , facendosi largo gentilmente, dall’ultima arriva in prima fila, guadagnandosi rispetto poiché al banchetto su Channel 1 aveva abbandonato la tavola, non sentendosi servito da vero “big”. Questo gesto gli aveva fatto guadagnare altre mense, dove finalmente aveva potuto dire le sue ragioni, rivendicare le sue radici ed esporre il suo programma, senza “se” senza “ma”. Soprattutto consapevole che non importa vincere ma partecipare, sia pure da solo perché i suoi compagni hanno preso altre strade altrettanto solitarie. “Bravo Enrico!” gli grida uno dalla tribuna-stampa “che guardi all’Europa!”. Un veicolo sorvola il cielo e lancia una miriade di immaginette, tutte di tre quarti, tutte rassicuranti o quasi. La fantasia negli slogan non ha limiti. S-Fonda scansa con il piede quelle che gli piovono addosso con un sorriso di superiorità. Lui ha già scelto – da vero comunicatore – la sua pubblicità inviando a tutti i nominativi pescati sulle pagine bianche e gialle, una lettera affettuosa, autografata e personalizzata: “cara Giovanna”, caro Francesco…”. Lo sfidante J. Wayne lo guarda schifato. Il disprezzo è ora la sua arma. Mormora qualcosa scuotendo la testa e pulendosi gli occhiali appannati da tanta disapprovazione: “ ma ti pare…ora anche le baionette…queste cose non si fanno!” e intona un noto motivetto fatto di "parole…parole" promettendo soldi a destra e a manca, soprattutto alle casalinghe e a chi prolifera . Un messo (ma non era il vice dell’avversario?) arriva trafelato e mormora qualcosa all’orecchio di S. che si fa tutto giulivo, perché la notizia è di quelle che ti preparano al “dopo”, dandoti la possibilità di inficiare i risultati. Lui è uno che sa che cosa fare e con un gesto plateale interrompe la sfida avvicinandosi all’avversario. Qui ci vogliono fregare, sembra dirgli. A te come a me. “…E a me” aggiunge l‘alleato della controparte, che, tanto se la piglia, da farci capire che, lui ci sperava. A vincere lui, naturalmente, sgambettando il collega. Intanto per non sapere né leggere né scrivere, tutti reporter di Channel 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e via dicendo, preparano poltrone e sgabelli per la lunga notte dei vincitori e vinti. Non è successo nulla mentre suona il secondo gong.

Primo round

aprile 2, 2008

Sfida a Channel City, sotto un cielo che non voleva saperne di diventare azzurro. Il Mucchio Selvaggio era schierato a cortina. Tra loro si potevano appena distinguere Daniela Calamity Jane, Enrico il Buono (in gara solitaria), Gianni il Brutto, Gavino il Cattivo, Pierino il Bello, “incasinato” con le spine di una rosa bianca, simbolo di purezza,  che non si sa se proveniente dallo stesso ceppo del Die Weiße Rose, un movimento di resistenza tedesco antinazista durante la seconda guerra mondiale, dal simbolo della casata di York, dall’associazione culturale negli anni ottanta, oppure da un’onorificenza finlandese. Il gruppetto quotato rosa di Sette Spose per Sette Fratelli, anche se agitato, se ne stava così lontano da sembrare poco più poco meno che Ombre Rosa. Intento a fungere da coro della tragedia esprimeva con vaghi borbottii il dissenso or per questo or per quello . Sulla collina circostante si udivano i tamburi dell’ultimo dei capi sioux, Grillo parlante, che tuonava contro tutto e contro tutti agitando la sua scure di guerra. Gli facevano eco Cavallo Pazzo (ritiratosi in tempo dalla tenzone, perché la sua “benedetta” tesi non stava bene a nessuno, ma che non intendeva perdersi l’occasione di dire la sua) e  l’ultimo dei Mohicani detto il Marco, il quale – perso ormai il senso dell’orientamento– invocava l’attenzione di Sister Emmah che se ne stava sulla Difesa e non se lo filava, tutta presa a tifare per uno dei due eroi che si stavano fronteggiando, avvicinandosi lentamente. I padrini si guardavano biechi, affilando le armi e incitando i rispettivi contendenti. Gli uni erano B(i)ondi, gli altri Prodi.

Tre tocchi solenni di campanella segnano l’avvio della sfida. W, detto anche John Wayne inizia a dire che è lì per caso e che se fosse stato per lui ora si sarebbe trovato in Africa, dove aveva progettato di andare appena concluso il suo mandato di sceriffo. L’altro, S. detto anche Henry Fonda troppe tivù, lo ripaga della stessa moneta buttando sul tavolo il suo sogno nel cassetto: costruire ospedali per i bambini del terzo mondo. J. Wayne ridacchia sornione e spara che in un giorno fa fuori 5mila leggi; S-Fonda apre il doppiopetto e tira fuori la sua lista lunga quanto basta per azzittire il coro: lui ha già dato. La gara continua sulle grandi opere: uno le ha iniziate l’altro le farà. W. si guarda attorno e scorgendo l’ondeggiante informe massa quotata rosa dice che le mette sotto quasi tutte, l’altro sogghigna che non saranno mai quanto le sue. La sfida va avanti alla pari, finchè uno dei due lancia il Colpo Grosso e invita il Padrino a non preferirlo, dichiarando che lui farà a meno di Cosa Nostra. Dal seggiolone da arbitro da tennis, dove si è seduto Fausto Voluttà detto anche Volontè, si alza un grido “Che? Ora è fuori anche Cosa Rossa?”. S-Fonda scivola sulla cordata ma non cede. L’altro, cavallerescamente, gli porge un piede.

Incuranti del mormorio crescente, la sfida riprende: i due contendenti si guardano in cagnesco. Ormai è difficile distinguere chi dice cosa: Lancerò un grande piano di edilizia popolare, per dare un ranch al 13 per cento della popolazione che ancora non ce l’ha – dice l’uno. Ed io – ribatte l’altro – metterò a disposizione tre miliardi di euro per la realizzazione di centomila nuovi saloon. Io ridurrò le tasse; io pure. Mai più Ici. Si, si, abbasso l’Ici. Guai a chi “sòla” il fisco – sentenzia uno –  ed io –minaccia l’altro – vigilerò sugli evasori. Aumenterò le pensioni di qualche cent. Già fatto, ma ci metto qualche Linden Dollars. Largo ai giovani. Ed io che sono? chiede il secondo. Due volte pensionato, mi consenta!

Gong! Il primo round si conclude alla pari, tra lo schiamazzo generale.