Intervista di Viviana Cosentino al cantaviatore

luglio 21, 2008

Entrico Giaretta, il cantaviatore

l’intervista è di Viviana Cosentino, una giornalista attenta alle curiosità.

L’allegria che è in grado di sprigionare quando canta Enrico Giaretta è contagiosa; una macchina piena di energia, un pianista e cantautore con una grande passione per il volo grazie alla quale è stato soprannominato «Cantaviatore». Il migliore attestato della sua bravura gliel’ha consegnato Paolo Conte definendolo il suo «erede». Il primo approccio alla musica avviene grazie al rumore dei bicchieri suonati con le posate assieme al nonno alla ricerca di una melodia. L’istinto lo porta subito ad innamorarsi della musica classica, infatti, si iscrive al conservatorio di Latina. Terminati gli studi al conservatorio suona prima nei piano bar, poi in tournee con grandi nomi quali Franco Califano, Renato Zero, Pino Daniele e Lucio Dalla e dopo aver portato la sua musica in giro per il mondo con il violinista e amico Olen Cesari, l’artista, da qualche mese, sta raccogliendo i consensi del pubblico italiano con il suo primo album “Sulle ali della musica”, il cui primo singolo è “Tutta la vita in un momento”, una canzone che è un inno alla vita, un sogno che si realizza, l’esaltazione di una svolta importante. Canzone che viene interpretata dall’artista canadese Matt Dusk, considerato il nuovo Michael Bublè, che ne fa inaspettatamente una hit mondiale con il titolo “Back in Town”. Grazie a questo colpo di fortuna, la stampa e il mondo discografico, si accorgono di Enrico Giaretta e delle potenzialità del suo originale progetto. Inoltre, il video di “Tutta la vita in un momento”, girato all’aeroporto di Torino Caselle, con il soggetto e la sceneggiatura di Silvio Muccino, è una novità assoluta: il cantante appare alla guida di un aereo militare, l’Eurofighter, in compagnia del comandante Maurizio Cheli, primo astronauta italiano in missione nello spazio sullo Shuttle. Nei suoi pezzi c’è il profumo delle terre che Enrico Giaretta racconta così bene e che Olen Cesari, con il suo violino, impreziosisce con infinita poesia.

Innanzitutto, cosa significa per lei suonare, cantare, volare?

È aprire il diario che ho dentro, sogno che si è realizzato perché ho sempre desiderato volare e ho sempre fatto il musicista.

Oltre alla musica classica, quali altre influenze musicali ha avuto?

Dopo gli studi al Conservatorio mi sono avvicinato a sonorità un po’ jazz, un po’ latine perché girando per il mondo ho assorbito diverse influenze. Di sicuro suonare nei locali e collaborare con grandi artisti aiuta, ma fare il giro del mondo, esibendomi nei posti più insoliti e sperduti è una ricchezza che ha un valore inestimabile.

Nelle sue canzoni cosa racconta e a chi crede sia indirizzata la sua musica?

Racconto tutto e il contrario di tutto; inizio scrivendo delle parole a caso che suonano bene insieme, poi mi faccio un film vero e proprio in testa e lo racconto tra note e parole. Vorrei che la mia musica fosse per tutti, bambini compresi.

A proposito di bambini, so che ha fatto un mini tour nelle scuole elementari per far conoscere le sue canzoni, come mai questa scelta?

In realtà era un tour didattico sulla storia degli strumenti musicali; alla fine di ogni lezione – la mia era naturalmente sulla storia del pianoforte e del violino – con Olen Cesari e Alberto Molinari (regista e attore), giocavamo con i bambini a simulare il volo sulle note e quindi l’aeroplano, che vola come un cormorano e ci ritrovavamo sulla “Fabbrica delle nuvole” ribattezzata appunto la canzone del Cormorano. Amo i bambini e la loro sorprendente capacità di apprendimento istantanea.

Quali canzoni, tra quelle presenti nel disco, la rappresenta di più o a quale è più affezionato?

Sicuramente “La fabbrica delle nuvole” composto nello Zimbawe. In quel brano c’è l’Africa e, tra le righe, mille altri film ed io ne sono ammalato… d’Africa, di film e delle rughe che una certa sensibilità comporta.

Silvio Muccino ha detto di lei: “Enrico è energia vitale allo stato puro, lui sa cosa vuol dire volare e lasciarsi andare a un’emozione”; Simone Cristicchi ha scritto: “ Un pianoforte a coda è un contenitore di racconti, film e avventure che Enrico descrive con le parole dell’anima, dell’esperienza di un vissuto antico e allo stesso tempo attuale”; Paolo Conte ha esposto un giudizio più che lusinghiero dicendo “Finalmente ho un allievo”… Come reagisce alle belle parole dette da alcuni colleghi e amici?

Con i brividi che solo chi è sincero sa dare e ricevere. Quello che ha detto Paolo Conte ha ripagato trentasette anni di stenti dedicati alla musica.

Il talent scuot Lilli Greco, ha intravisto in lei un potenziale nuovo cantautore, come mai solo ora tanta gente punta su di lei? Cosa ha oggi che non aveva ieri?

Lilli ha puntato su di me da molti anni, consapevole che nel mio piccolo potevo fare questo lavoro, nulla di più. Oggi, rispetto a ieri, ho capito che Italo (Lilli) Greco aveva ragione, come sempre, Olen Cesari aveva ragione, mia madre aveva ragione… solo io mi sbagliavo. Così ho messo nei miei voli tutta la musica che avevo dentro e ho messo tutto il cielo che ho volato nella mia musica.

Adesso, quali saranno i suoi progetti futuri?

Raggiungere in fretta fama, successo e guadagnare molto per rendere la vita meno faticosa alle persone che amo e aiutare anche quelli che non conosco perché li stimo ugualmente. A questo punto mi faccio una domanda e mi do una risposta: “Enrico, cosa ti è rimasto dentro del mondo che hai visto”? Mi è rimasto lo sguardo delle persone che soffrono ed ogni volta non sono riuscito a tenere lo sguardo alto, ripromettendomi di tornare con qualcosa di materiale in cambio e con tanto amore, ringraziando per la lezione di vita ricevuta.

                                                                                 

Viviana Cosentino

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