Blog senza gerarchie

dicembre 6, 2008

Interessante intervista di Eleonora Bove da RECENSITO.NET 

Ernesto Assante: "Il Blog è un giornalismo che non conosce gerarchie"

20 11 2008 (Interviste)

Senza un individuo, una persona fisica che si preoccupi di aggiornare la pagina web un blog non potrebbe esistere, non solo perché come gran parte delle tecnologie inventate dall’uomo questi non è autonomo dall’azione umana, ma soprattutto perché sono state proprio le esigenze fondamentali dell’essere umano a generarlo. I blog sono solo l’ultima risposta al bisogno che l’uomo ha di comunicare le proprie opinioni e idee, di essere compreso dagli altri individui e di condividere la conoscenza con i suoi simili.

James F. Moore parla di una “seconda superpotenza” nella quale i blogger sono i cittadini “vivi”, in continuo operare per creare e diffondere conoscenza: personaggi chiave non di uno stato-nazione, ma di una cittadinanza attiva, portatori di una coscienza co-creata attraverso il reciproco contatto e l’azione. Il blogging è una tappa del fenomeno che ha reso, negli ultimi anni, il contenuto creato dal consumatore di gran valore, si pensi alle recensioni di Amazon.com o alle voci di Wikipedia. In un nuovo internet, tanto che ormai si parla di Web 2.0 proprio a indicarne l’evoluzione, l’utente da consumatore diviene esso stesso produttore di contenuti: prosumer, viene oggi definito. Termine nato dalla penna di Alvin Toffler nel 1980, è la contrazione di due parole: producer e consumer a evidenza del nuovo ruolo svolto dall’utente della rete. I blogger, i più recenti nuovi produttori di informazione, esercitano un’influenza sull’audience spesso indirizzandone le scelte d’acquisto (come nel caso di Amazon.com o feedback richiesti agli acquirenti E-Bay). Resta da vedere se hanno la stessa influenza sulle opinioni, fatto che al momento ci sembra di poter escludere se è vero, come riporta una ricerca del Pew Internet & America Life Project, che solo il 24% dei blogger americani attinge informazioni da fonti che possono divergere dalla propria idea politica. Escludendo così la pluralità delle fonti e quindi il contraddittorio. C’è un altro interrogativo che ha animato la riflessione di accademici e professionisti della comunicazione: il blogging può essere considerato una nuova forma di giornalismo? E’ indubbio che alcuni blogger, celebri o meno, siano stati fautori di clamorosi scoop, ma anche di divertenti bufale. Abbiamo chiesto quindi a un professionista della carta stampata, ma anche gettonato blogger, cosa ne pensasse. Ernesto Assante è ritenuto uno dei maggiori critici musicali italiani, attualmente è caporedattore del quotidiano La Repubblica, con cui collabora dal 1978 e per cui ha realizzato e diretto il progetto di Repubblica.it. Ha collaborato negli oltre trent’ anni della sua attività con numerosi settimanali e mensili italiani e stranieri, tra i quali Epoca, L’Espresso, Rolling Stone, ha ideato ed è stato responsabile dei supplementi Musica, Computer Valley e Computer, Internet e Altro di Repubblica. Dal 2003 Assante è titolare di uno dei Blog d’autore di Repubblica.it: Media-Trek, in cui il giornalista parla di musica, nuove tendenze e tecnologia.

D: Vorrei che lei desse la sua definizione di Blog.

Ernesto Assante: Il blog in origine era sostanzialmente un diario, ma era illeggibile, privo di interesse. Il diario per essere tale è privato, la normalità è che lo leggo io e che parli per me.  Non credo che oggi si possa parlare di blog come diario, anche se teoricamente inizialmente lo era. Questo perché se si vuole scrivere pubblicamente non si scrive mai un diario, non si scrive come se si parlasse a sé stessi perché si sa che poi verrà letto da altri. Questo posiziona il blog in una via mediana: ha la forma del diario, ma è tematico ovvero tratta temi, per esempio la cucina indiana, che trova dei lettori interessati. Non bisogna dimenticare che il blog nasce come strumento singolo, perché c’è un autore che lancia il tema, ma diviene strumento collettivo perché viene arricchito dalla comunità che lo legge e inserisce dei commenti. Un blog senza il feedback dei lettori non ha ragione di essere.

D: Molti dei Blog presenti in rete conservano tuttavia questo stile molto privato e spesso scarseggiano proprio in commenti ricevuti dagli utenti.

E.E: Sono fatti per chi li scrive. Il blog per sua natura è destinato ad essere letto da qualcun altro, il che rende inutili tutti quei blog che sono scritti come dei veri diari, perché non interessano a nessuno. Nascono sicuramente nella speranza che vengano letti, ma così non è perché il lettore non trova qualcosa in cui riconoscersi o da condividere. E sono la maggioranza.

D: Lei nel suo Blog tende ad adottare questo stile, che definisce, “mediàno” ?

E.E: Nel mio blog cerco di rimanere vicino al giornalismo, ma in modo nuovo. Rompo le regole del giornalismo base, scrivo in prima persona, cosa che non farei mai sul giornale a meno che non mi fosse chiaramente richiesto, per esempio per un editoriale. Sul blog, invece, scrivo esclusivamente in prima persona, perché chi viene a leggermi, viene casa mia e sta alle mie regole.

D: Si spieghi meglio…

E.E: Mentre il giornale entra nelle case degli altri e quindi io sono un ospite che deve mantenere una certa creanza, per così dire, nel blog sono io il padrone di casa. Ribalto il mio ruolo di giornalista. Decido di dare rilevanza a un evento che magari è irrilevante, non sono obbligato a seguire nessuna gerarchia, nessuna notizia del giorno.

D: Quindi lei ritiene il Blog comunque una forma di giornalismo?

E.E: Assolutamente sì. Il blog, ovviamente quello nato con l’intento di essere letto da altri, è una forma di giornalismo totalmente nuovo, che rompe le vecchie regole e abbatte la gerarchia delle notizie: decido io cosa è importante, questa è la differenza. Mentre nei media giornalistici tradizionali io ho una gerarchia delle notizie che è vera, dalla notizia più importante del giorno fino a scendere a quelle specialistiche, il blog è libero. Ha rilevanza quello che io ritengo che l’abbia, anche una non-notizia.

D: Una non-notizia? Cosa intende?

E.E: Quegli avvenimenti, anche di natura personale, che possono servire da spunto per riflettere su cose più rilevanti. Per esempio era una notizia che mia figlia stesse ascoltando “Halleluja” di Jeff Buckley su YouTube. Non è certo una notizia giornalisticamente parlando, ma a me è servito come spunto per dire, dato più interessante, che la musica oggi non arriva più attraverso i supporti tradizionali, ma attraverso molte e diverse fonti.

D: Negli Usa si parla molto di citizen journalism o giornalismo amatoriale, anche di denuncia se vogliamo, quando ci si riferisce ai blog. Lei pensa che questo genere di giornalismo sia possibile attraverso un Blog?

E.E: Certo. Pensiamo, per esempio, allo scandalo Clinton-Lewinsky, è stato portato alla luce dal Grudge Reporter che essenzialmente era un blog, anche se all’epoca ancora il fenomeno non esisteva. Per quanto riguarda le notizie, in America, i blog hanno già superato i media tradizionali. Le notizie vengono messe in circolazione con più rapidità dai blog e questo ha un peso. La possibilità che hanno di rapportarsi agli eventi senza la mediazione della testata o del giornale li rende davvero giornalismo militante, di strada. I blog politici in Usa, infatti, dominano l’informazione più di alcuni giornalisti tradizionali. Pensiamo al  Washington Times, è ritenuta una testata di rilievo e in realtà è un aggregato di blog politici.

D: L’influenza che si rileva in America in Italia c’è? Ci sarà?

E.E: Si, si avverte qualcosa, ma non ancora abbastanza. E credo che non li influenzerà mai fino in fondo. Sicuramente i giornalisti più frequenteranno i blog e tanto più si abitueranno ad avere un rapporto con il lettore completamente diverso da quello che conoscono ora. L’interazione con i lettori diventerà necessaria e automatica. Questa influenza non è ancora evidente, ci vorrà del tempo, ma sarà così.

D: I Blogger possono quindi assurgere al titolo di giornalista?

E.E: Potenzialmente possono esserlo tutti perché il blog ti dà la possibilità di metterti alla prova, ma è la qualità del lavoro che fa la differenza. Il giornalista è colui che elabora la notizia, che la tratta come materia e ricava altro. Le notizie sono intorno a noi, sono ovunque, non sono quelle che fanno di un blogger un giornalista, è come queste vengono elaborate che rendono il lavoro giornalistico o meno. E’ la qualità del lavoro che fa di un blogger un giornalista; è quello che sta in mezzo tra l’avere una notizia e farla divenire un pezzo.

Non si nasce giornalisti, ci si diventa con impegno e lavoro. Quello del giornalista è un mestiere.

D: Oltre al numero dei contatti, come possiamo capire se un Blog ha successo?

E.E: Dall’influenza. Quanto eco, o rimbalzo, ha nella Rete.

D: I media tradizionali sono soggetti a varie forme di controllo sull’informazione pubblicata, i blog sono più liberi. Questo è sicuramente un vantaggio, ma anche un limite. Che ne pensa?

E.E.: Sicuramente è un limite perché molta informazione è davvero di bassa qualità, ma esiste una selezione naturale nella Rete che rende quella delle bufale una vita breve.

Comunque questo è anche il motivo per cui esisteranno sempre i giornalisti. Un professionista ricaverà sempre l’informazione buona nel flusso enorme di dati che caratterizza la comunicazione moderna.

D: In molti affermano che i Blog sono solo la più recente tappa di un fenomeno che è sempre stato presente nella rete. Lei è d’accordo?

E.E: Certamente, i blog in un certo senso sono sempre esistiti: sono la  Rete. Se lei pensa ai forum, alle pagine personali, alle BBS (o Bulletin Board System, ndr). Io ero direttore di Mc-Link, so parlando del ’86 quindi molto prima che nascesse l’Internet come lo conosciamo oggi, ed era praticamente la stessa cosa. Il dibattito è connaturato alla Rete, nasce come luogo dove la gente parla e scrive di qualsiasi cosa. Il Blog invece, secondo me, è un passaggio verso il giornalismo: lo codifica.

D: Come vede allora il futuro dei Blog?

E.E: Questo processo di codificazione da parte dei blog rispetto al giornalismo è ancora in fase di sviluppo. Io stesso non so cosa faccio, a volte scrivo in maniera tradizionale, altre volte no. E’ un media in movimento e soprattutto molto flessibile. Questa cosa la trovo eccezionale. Il futuro dei blog è esponenziale. Quando la pubblicità si accorgerà del mercato collegato ai blog e comincerà a investire, i blog diverranno sempre più professionali. I blogger potranno vivere di quello che sarà diventato un lavoro.

D: Lei è ottimista, ma le ricordo che la metà delle famiglie italiane non ha il pc (dati Istat 2007, ndr)

E.E: Le cose cambieranno. L’arrivo sul mercato italiano dell’Iphone, il primo vero terminale internet portatile, realizzerà quella alfabetizzazione tecnologica che la metà degli italiani stenta ad avere.

Anche i giornali cartacei presto spariranno, è solo questione di tempo. Presto gli editori, i pubblicitari si accorgeranno che è molto più conveniente investire sui formati digitali: meno spese e guadagni maggiori. E’ tutto in movimento.

(Eleonora Bove)   

I commenti sono chiusi.