Il Fatto

febbraio 1, 2007

Nei panni di quei giornalisti e
giornaliste che recentemente (“CHI” dieci giorni fa, “A” come “Anna”in edicola)
hanno ampiamente commentando con foto di famiglia la felice condizione di “nonnetto”
e marito contento in cui si trova Silvio Berlusconi, oggi mi sentirei molto in
imbarazzo. Il vero “scoop” non lo hanno fatto loro, ma la dispettosa Veronica
Lario. I giornalisti e direttori di cui sopra, comunque, non si arrendono all’evidenza
e già poche ore dopo il “fatto” imperversano su trasmissioni
televisive, improntante all’istante per stare sulla notizia. Soprattutto l’amica dichiarata della coppia, o della metà della stessa (alla quale le altre colleghe del parterre lanciano occhiate invidiose) che fa intendere e non
intendere, dice tutto e dice niente sul suo giornale e in volumi di facile lettura. Altri intervistati, desiderosi di cavalcare l’onda, fanno dichiarazioni altrettanto disinformanti, come la direttora di "Donna e Diva", oppure l’elzevirina de La Repubblica. Questa è la prova di come su un servizio
fotografico si costruisca un romanzo, come la fama si costruisca su qualche
invito a cena.

La questione in questione è ampiamente
approfondita da altri (più o meno a seconda dei gradi di maschilismo o
femminismo che si sono iniettati). Ma tra le tante pagine sprecate, qualcuno riesce a "barlumare" un briciolo di verità (fuoco, fuochino, scopritelo da soli). Dal mio punto di vista, la faccenda dovrebbe
concludersi con un niente di fatto, per il bene degli stessi protagonisti di
cui uno – il più simpatico, senza dubbio- vuole sicuramente salvare il proprio matrimonio, l’altro – come dice
Vittorio Feltri (evviva lui!) – il “patrimonio”.

 

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