Vatti a fidare…

luglio 2, 2007

I
blog abbondano di sfoghi di giovani delusi dal mondo del lavoro. Il lavoro non
si trova, il lavoro è malpagato, gli adulti e gli anziani non cedono il passo.
Sono talmente diffuse ormai queste lamentele che si è posto il problema dei
giovani che non trovano lavoro e che, frustrati in ogni loro ambizione, sono
costretti a rinunciare anche a quelle che sono i programmi più naturali della
vita, come il progetto di un matrimonio e dell’indipendenza.

E’
un problema di cui si parla molto e quindi risulta più vero di quello più vero,
che riguarda gli adulti senza lavoro, o con il lavoro ridotto di cui non si
parla più di tanto, anche perché questi, per un fatto di dignità, se ne stanno
zitti.

Posso
dire la mia? Siamo proprio sicuri che i giovani vogliono lavorare? Ultimamente
ho conosciuto da vicino l’autore di uno di questi blog con tutti suoi contenuti
, semplicemente perché il soggetto, da noi introdotto nel nostro staff di
lavoro, con tutto ciò che occorre per farlo felice: considerazione, stipendio e
sgravi di responsabilità, ha lasciato aperte sul computer dell’ufficio le
pagine del suo diario (per distrazione, naturalmente). Ebbene, ne risultava che
la persona in questione odiava profondamente i suoi datori di lavoro (la sottoscritta che l’aveva introdotta in primis),
coprendoli di disprezzo ed epiteti non proprio simpatici. Con candore, il
fortunato collaboratore (era una donna, che delusione!) confessava ai suoi
numerosi interlocutori via-internet che passava tutto il tempo a far finta di
lavorare e che sperava vivamente che nessuno dei suoi “capi” si facesse vivo,
in modo da poter “postare” i suoi sfoghi, le sue poesie e le corna al
fidanzato. I commenti erano dello stesso tono, commiserevoli e partecipanti, qua
e là costellati di glitter e file musicali. Stiamo parlando di una trentenne
che, a suo stesso dire, fino a quel momento aveva fatto fatica a non cadere
nella rete tesa alle stagiste (lavora e impara) e che da noi aveva  uno stipendio più che dignitoso. Potrebbe
essere stato un caso di disturbo mentale, e pazienza. Ma non è così. Un altro –
questa volta un ragazzo straniero – ha detto che il lavoro comprometteva la sua
vita sociale. E un’altra che sembrava avesse trovato il Parnaso, di punto in
bianco ci ha detto che non sapeva che cosa voleva fare da grande, e che non
aveva voglia di venire a lavorare. Ah, dimenticavo: non siamo raccoglitrici di
olive e neppure una filanda. Abbiamo un delizioso teatro nel centro storico di
Roma e ci divertiamo un sacco.

Una Risposta to “Vatti a fidare…”

  1. Gianna hai messo il dito in una piaga dilagante…
    L’hai fatto con misurato smarrimento ed equilibrato fastidio, a me invece certe volte prende una rabbia che mi fa saltare tanto garbo ! Brava.
    Bel pezzo.
    E adesso la trentenne stagista blogger che fine ha fatto ?
    Irene

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