Napoletani o cinesi?

agosto 17, 2007

…e due!

Rita Bernardini (Radicali) fa scoppiare il caso e non solo lo fa nel mese di agosto, ma anche di venerdì 17: "Io ho l’impressione che ci sia un grande riciclaggio di denaro che deriva dal mercato illegale delle sostanze stupefacenti, di guadagni che provengono dal proibizionismo, proprio intorno ai palazzi della politica". Protagonisti di questo “problema” sarebbero i napoletani che avrebbero invaso la capitale e aperto una serie di esercizi (per lo più ristoranti) nella zona della politica, vale a dire tra Largo Argentina e Sant’Eustachio. Provocazione? Cantonata? Inquietante Realtà? Chissà! Quello che mi meraviglia, personalmente, è che non si parli abbastanza dell’invasione dei cinesi. Ogni quartiere a Roma sta diventando una specie di Chinatown, dalla zona che più romana di così non si può, cioè Piazza Vittorio, dove tempo fa, recandomi in un noto teatro della zona, tra boutique, lavanderie, parrucchieri, ristoranti e mercanti vari, ho avuto un giramento di testa, uno smarrimento della mia nota capacità di orientamento e una crisi di identità. Per non parlare di Porta Portese, dove non trovi più un romano neppure con il lanternino e dove , è vero che ci sono i napoletani (come 20 anni fa d’altronde), ma con un ampia, anzi notabile preminenza di cinesi. I quali aprono rosticcerie e pizzerie in ogni dove e riempiono negozi che gli italiani non possono permettersi di affittare di fiori di plastica e "brutte cose di pessimo gusto" . Non so cosa facciano i napoletani (il gestore del ristorante “Aumm Aumm” che si trova a Largo Argentina ha detto ”Cà tenimmo solo nu pacco ‘i cambiali da pagare…”), dimostrando così almeno di essere italiano.

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