Primo round

aprile 2, 2008

Sfida a Channel City, sotto un cielo che non voleva saperne di diventare azzurro. Il Mucchio Selvaggio era schierato a cortina. Tra loro si potevano appena distinguere Daniela Calamity Jane, Enrico il Buono (in gara solitaria), Gianni il Brutto, Gavino il Cattivo, Pierino il Bello, “incasinato” con le spine di una rosa bianca, simbolo di purezza,  che non si sa se proveniente dallo stesso ceppo del Die Weiße Rose, un movimento di resistenza tedesco antinazista durante la seconda guerra mondiale, dal simbolo della casata di York, dall’associazione culturale negli anni ottanta, oppure da un’onorificenza finlandese. Il gruppetto quotato rosa di Sette Spose per Sette Fratelli, anche se agitato, se ne stava così lontano da sembrare poco più poco meno che Ombre Rosa. Intento a fungere da coro della tragedia esprimeva con vaghi borbottii il dissenso or per questo or per quello . Sulla collina circostante si udivano i tamburi dell’ultimo dei capi sioux, Grillo parlante, che tuonava contro tutto e contro tutti agitando la sua scure di guerra. Gli facevano eco Cavallo Pazzo (ritiratosi in tempo dalla tenzone, perché la sua “benedetta” tesi non stava bene a nessuno, ma che non intendeva perdersi l’occasione di dire la sua) e  l’ultimo dei Mohicani detto il Marco, il quale – perso ormai il senso dell’orientamento– invocava l’attenzione di Sister Emmah che se ne stava sulla Difesa e non se lo filava, tutta presa a tifare per uno dei due eroi che si stavano fronteggiando, avvicinandosi lentamente. I padrini si guardavano biechi, affilando le armi e incitando i rispettivi contendenti. Gli uni erano B(i)ondi, gli altri Prodi.

Tre tocchi solenni di campanella segnano l’avvio della sfida. W, detto anche John Wayne inizia a dire che è lì per caso e che se fosse stato per lui ora si sarebbe trovato in Africa, dove aveva progettato di andare appena concluso il suo mandato di sceriffo. L’altro, S. detto anche Henry Fonda troppe tivù, lo ripaga della stessa moneta buttando sul tavolo il suo sogno nel cassetto: costruire ospedali per i bambini del terzo mondo. J. Wayne ridacchia sornione e spara che in un giorno fa fuori 5mila leggi; S-Fonda apre il doppiopetto e tira fuori la sua lista lunga quanto basta per azzittire il coro: lui ha già dato. La gara continua sulle grandi opere: uno le ha iniziate l’altro le farà. W. si guarda attorno e scorgendo l’ondeggiante informe massa quotata rosa dice che le mette sotto quasi tutte, l’altro sogghigna che non saranno mai quanto le sue. La sfida va avanti alla pari, finchè uno dei due lancia il Colpo Grosso e invita il Padrino a non preferirlo, dichiarando che lui farà a meno di Cosa Nostra. Dal seggiolone da arbitro da tennis, dove si è seduto Fausto Voluttà detto anche Volontè, si alza un grido “Che? Ora è fuori anche Cosa Rossa?”. S-Fonda scivola sulla cordata ma non cede. L’altro, cavallerescamente, gli porge un piede.

Incuranti del mormorio crescente, la sfida riprende: i due contendenti si guardano in cagnesco. Ormai è difficile distinguere chi dice cosa: Lancerò un grande piano di edilizia popolare, per dare un ranch al 13 per cento della popolazione che ancora non ce l’ha – dice l’uno. Ed io – ribatte l’altro – metterò a disposizione tre miliardi di euro per la realizzazione di centomila nuovi saloon. Io ridurrò le tasse; io pure. Mai più Ici. Si, si, abbasso l’Ici. Guai a chi “sòla” il fisco – sentenzia uno –  ed io –minaccia l’altro – vigilerò sugli evasori. Aumenterò le pensioni di qualche cent. Già fatto, ma ci metto qualche Linden Dollars. Largo ai giovani. Ed io che sono? chiede il secondo. Due volte pensionato, mi consenta!

Gong! Il primo round si conclude alla pari, tra lo schiamazzo generale.

Una Risposta to “Primo round”

  1. Pim said

    La sinossi surreale di un duello all’ultimo esangue.
    Splendida!

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