E le chiamano “morti bianche”

Maggio 27, 2009

A proposito degli operai della Saras morti sul lavoro.

Le chiamano “morti bianche”, ma che cosa c'è di bianco in questi gravissimi incidenti sul lavoro? L'assenza di un assassino materiale? Quando un azienda per risparmiare trascura i controlli e la prevenzione a favore dei profitti , mettendo a repentaglio gli operai che per la loro ingrata fatica portano a casa si o no 1000/1100 euro, basta attribuirlo alla "fatalità " e si si può chiamare ancora “morte bianca” questa "fatalità"? Il 27 marzo è stata approvata una legge per la quale il datore di lavoro è tenuto a un risarcimento di 6.500 euro al massimo. Capirete bene che, di fronte alle spese di prevenzione e formazione sulla sicurezza sul lavoro e all'insufficienza di controlli (pare che ci vorrebbero 23 anni per poter controllare tutte le aziende) per il datore è un rischio di poco conto. Oltre ai casi che finiscono sui media, ci sono anche quelli che pochi di noi conoscono, salvo i parenti e i diretti interessati (se superstiti). Leggevo tempo fa su una rassegna web che in un anno, soltanto alla Poste Italiane (azienda privata) , si sono avute una dozzina di morti bianche, tutti postini e un autista, senza che queste notizie abbiano avuto riscontro sulla stampa nazionale, salvo un necrologio: "è morto il bravo postino del paese".  In un anno in cui l'azienda vedeva crescere i suoi profitti in modo clamoroso! Un fenomeno dolorosissimo e inquietante che rischia di aggravarsi di fronte alla crisi economica- ha detto il presidente Napolitano il 1° Maggio e potrebbe verificarsi "qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale". Nella stessa occasione, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha ribadito : "Occorre uno sforzo straordinario per rilanciare con determinazione, anche in termini di una più intensa collaborazione tra imprese e lavoratori, una nuova cultura della sicurezza che veda nella prevenzione il suo punto qualificante". Le dichiarazioni commentavano il fatto che saremmo scesi sotto il livello di 1.200 casi l'anno (erano 1300) che non ci ha liberato tuttavia dal triste primato di essere i primi in Europa  a fabbricare queste cosiddette "morti bianche".

Lascia un commento