Tra Biagi e Luttazzi

novembre 6, 2007

E’ il solito Melog a farmi riflettere. Daniele Luttazzi ricorda Enzo Biagi che, in una delle puntate post “editto bulgaro”, l’aveva chiamato in trasmissione ed io sono qui a chiedermi delle differenze o delle similitudini tra Daniele Luttazzi e il giornalista appena scomparso.

Il tono della voce, ad esempio. Ugualmente educata. Il primo porge voce gentile a parole forti, Enzo Biagi usava educazione e memoria per fustigare questo tempo pacatamente, come un genitore un po’ stanco. Il primo è diretto, partendo all’attacco di tutto ciò che in questo periodo in cui è stato assente, ha avvelenato la politica., rischiando di ripeterci cose già ampiamente battagliate da altri. Il secondo ricorreva ai ricordi, che di conseguenza diventavano buoni e sapevano di pane appena sfornato, al confronto delle edulcorazioni odierne. Più ricordava e più ci sentivamo degli infami, noi – grandi o piccoli – che viviamo la nostra epoca.  Daniele Luttazzi, racchiude citazioni colte, anzi coltissime, in contenitori predisposti a contenere il peggio, che chiama Decameron (l’altro non a caso si chiamava Satyricon) “Politica, Sesso, Religione e Morte”: «Pensate – ha esordito Luttazzi – è già passato un minuto e siamo ancora in onda… la colpa del mio allontanamento è del mio agente Bin Laden” e da folletto impunito giù con Prodi, Mastella, Berlusconi, la Rai, il Vaticano…(che mi sembrano già, come noi, troppo provati o stanchi per una – forse sperata – reazione). Biagi si era limitato a dire qualcosa del tipo: “Scusate…l’intervallo è durato cinque anni…mi bloccava una nebbia politica", facendo intendere che c’era un orizzonte di speranza. Ha chiuso l’ultima puntata del nuovo ciclo con esemplare esortazione parlando di due madri vittime del terrorismo, la madre di Zacarias, l’unico condannato per l’attentato alle Torri Gemelle e la madre di una delle vittime, ora impegnata nella campagna contro le guerre in Iraq e in Arganistan. Ecco una differenza, Enzo Biagi ricorreva al bene per farci riflettere sul male. Al duo che ha sofferto la discriminazione del video, aggiungo il terzo personaggio, Michele Santoro che ha trovato un giusto equilibrio: educazione, ascolto e riflessione.