Carmelo Bene? Proibito!

novembre 10, 2007

BeneRicordare Carmelo Bene è un’impresa. Quello che è stato uno degli autori e interpreti teatrali più importanti (sia pure controversi) da 50 anni a questa parte non si può celebrare perché la sua memoria rappresenta una sorta di ricchezza che va sfruttata a beneficio dei suoi eredi. Quello che più fa riflettere è il fatto che –quasi sempre- questo tipo di eredità (di testi, immagine e quanto altro) è evocata, pretesa e "gestionalmente" sentita da mogli dell’ultimo periodo. Basta aver detto un “si” più o meno ufficiale ed aver ricoperto il ruolo di “moglie” da un minuto a un mese o poco più, perché l’eredità (spesso soltanto intellettuale) di uno scrittore o di un personaggio noto, scatti il diritto di bloccare, ostacolare e impedire qualsiasi cosa si pensi di fare per onorare il personaggio in causa. Senza pensare che – alla fine – ostacolando, ostacolando, la memoria si sbiadisce e i frutti di intelligenze irripetibili diventano mero mercato, pezzi rari poco godibili dai più. Senza contare che, spesso, i memorial così condizionati o non si realizzano mai oppure diventano, in mani inesperte, prodotti mal riusciti che certo non giovano alla dignità del personaggio. Riflessione, questa, consequenziale alla cancellazione della serata – omaggio per Carmelo Bene, che prevedeva anche la messa in scena del testo “Ritratto di signora”, in programma al Teatro Brancaccio di Roma , ora gestito da Maurizio Costanzo, che certo non è uno sprovveduto. I motivi non sono chiari perché il direttore artistico, cancellando l’impegno, ha detto diplomaticamente di averlo fatto perché mancavano due importanti testimonianze. Ma come riportato dal "Velino" la responsabilità sembrerebbe piuttosto di Raffaella Baracchi che si oppone alla messa in scena del testo (ma era poi una vera e propria messa in scena?) per una questione di diritti. Il copione – dice la signora Bene – "è depositato alla Siae con una precisa clausola: non può essere rappresentato senza la mia autorizzazione. Invece nessuno mi ha contattato” e – annuncia – la prossima fondazione di un istituto culturale cui sarà affidata “la gestione dell’immagine e delle opere di Carmelo Bene. D’ora in poi chi vorrà accostarsi al patrimonio, dovrà fare i conti con questo istituto”. Contestata anche la partecipazione di Eva Henger (che già aveva partecipato a uno spettacolo di Carmelo Bene) “una non attrice…per non dire altro”. Ma non stiamo parlando di Carmelo Bene? Io credo che neanche lui, che pure non era un artista facile, sarebbe arrivato a tanto.

Due boss litigano per un teatro. Beninteso a distanza. Non è stato gettato nessun guanto di sfida, ma mediaticamente il duello c’è stato. Incalzato e risolto, diciamo così, dai rispettivi uffici stampa e dalle tifoserie. Costanzo contro Proietti o meglio Proietti contro Costanzo nell’ingarbugliata faccenda del Teatro Brancaccio. Un contratto scade, il conduttore lo sa perché l’ha firmato, ma resta in attesa che avvenga il rinnovo (forse le scadenze non sono altro che un pro-forma, forse se invece di Costanzo fosse stato un altro, forse … ). La proprietà (Il Comune? Longobardi?) aveva deciso di cambiar musica. I veri motivi non sono chiari, visto che la conduzione Proietti fa incassare il botteghino, particolare non ritenuto sufficiente per continuare questo rapporto ( ma se dicono che in teatro non c’è una lira…). Insomma, le motivazioni le sanno solo loro. Fattostà che la tifoseria si anima, grida allo scandalo, raccoglie firme e appronta un banchetto davanti al teatro. Chiunque si occupi di spettacolo riceve una mail in cui gli si chiede di firmare pro Gigi. Ma l’altro ad un certo punto che fa? Nonostante l’avvenuto incarico e un programma già bello e pronto annuncia il suo ritiro. Fine del primo tempo. Beh, in qualche modo andrà a finire. Quello che ci tenevo a dire è che credo nell’autentico interesse di Costanzo per il teatro e il mondo attorno ad esso. Ho lavorato con lui per due o tre  mandati della sua direzione artistica del Festival di Benevento, da dove ha lanciato più di un artista. Ho lavorato bene con lui, in piena fiducia e disponibilità. Mi chiedevo all’epoca: ma chi glielo fa fare con tutto il suo da fare? Non era per soldi (non l’ha presi, ce l’ha messi) però mi dicevano che non lo vedevano tanto disteso come quando era tra i suoi teatranti. Ha programmato spettacoli di Gassman, Dario Fo, Gregoretti, Anna Galiena, Elisabetta Pozzi, Carlo Cecchi… dal contemporaneo all’avanguardia…il suo sogno era di riportare in scena anche Lea Massari.

I giornali hanno pubblicato i commenti di Proietti, non proprio elegantissimi e neppure comici; Costanzo si è limitato a fargli gli auguri. Sono sicura che erano andati lì a chiederglielo di prendersi anche il Brancaccio, una sede in attivo che avrebbe rinforzato il pacchetto delle alleanze tra alcuni teatri romani che (non so se lui o qualcun altro) intendono fare. Lui avrà detto di sì, anzi “evvabbé”, sapendo di doversi alzare ancora un’ora prima la mattina. Poi, davanti a cotanto sdegno, mettendosi davanti allo specchio si sarà detto: “Ma a me chi me lo faffà?”.  Io, che vi devo dire, nonostante il coro e la sollevazione pro il maresciallo Rocca, sto dalla sua parte. E aspetto la calata del sipario su quest’altra faccenda romana.