Del delitto di Perugia mi colpisce la potenza degli spinelli. E’ possibile, che nonostante i tanti discorsi sulla loro innocuità, essi siano tanto deleteri per la memoria, fino al punto che i protagonisti della vicenda (Amanda, Raffaele, Rudy…) non riescono a ricordare che cosa esattamente hanno fatto la sera del delitto? Se questo è l’effetto della marijuana ed erbette varie, c’è da ricredersi sui loro effetti. Amanda non ricorda se è stata tutta la sera a casa del fidanzato, ma ha accusato un terzo personaggio, quel Patrick poi scarcerato (lui si che ha ricordato tutto…)raccontando di essersi chiusa in una camera e tappata le orecchie mentre la sua amica-conquilina veniva ammazzata. La memoria, non l’ha proprio aiutata neppure nelle sue 20 pagine di diario, in cui avanza qualche dubbio sul ruolo del suo compagno nelle vicenda. Per Rudy, il vuoto di memoria è arrivato dopo, poiché prima dichiara di “aver visto l’assassino di Meredith”, poi, una volta interrogato in Italia, dice di non ricordare più nulla, pur ammettendo – davanti alle prove della scientifica – di essersi trovato in quella casa la sera del 3 novembre. Le dichiarazioni “italiane” dicono che  l’assassino lui l’ha visto solo di spalle e di non saperlo riconoscere anche se si sarebbe difeso da una persona che con un coltello, tenuto con la mano sinistra, ha tentato di ferirlo. Lo ha fatto volgendogli le spalle? Nella sua lettera-diario dice "Se chiudo gli occhi vedo solo rosso … tutto quel sangue sul suo dolce viso. Se fossi stato uomo, l’avrei salvata".  Infine, ecco l’altro scrittore, è Raffaele Sollecito che fa esercizi di memoria riempiendo 40 fogli di un quaderno a righe. Ma gli riesce principalmente la cronaca dei suoi giorni presenti, nel carcere di Perugia. Intitola il suo “memoriale” appunti di viaggio, luogo: Carcere di Perugia. Per quanto riguarda i fatti che l’hanno condotto «all’inferno», ripete tutti i «non ricordo» dei suoi interrogatori in questura. Poi, ripagando “pan per focaccia” la sua ex ragazza, inizia a commentare le novità investigative che emergono avanzando dubbi pesanti su Amanda e giustificando piuttosto male le tracce del suo dna sul coltello.

Alla fine del diario, Raffaele commenta la sua nuova popolarità: «Diventare famoso per una tragedia. È molto triste». Si, ma anche starsene lì per un vuoto di memoria…!